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Omicidio di Lisa Gabriele, quel “poliziotto onesto della Stradale di Cosenza Nord” che accusò Maurizio Abate

La chiave di volta dell'inchiesta è senza dubbio la lettera anonima giunta in procura che ha permesso di riprendere l'attività investigativa del 2005. Già all'epoca fu escluso il suicidio

Omicidio di Lisa Gabriele, quel “poliziotto onesto della Stradale di Cosenza Nord” che accusò Maurizio Abate

Diciassette anni di misteri e forse depistaggi. Oggi, però, sappiamo che Lisa Gabriele è stata uccisa. Era la sera del 9 gennaio 2022, quando il suo cuore cessò di battere. Secondo la procura di Cosenza ad ammazzarla sarebbe stato l’ex poliziotto della Stradale di Cosenza, Maurizio Abate, accusato di omicidio volontario in concorso.

Nelle quasi 100 pagine di ordinanza di misura cautelare, il gip del tribunale di Cosenza Letizia Benigno ripercorre le fasi della vicenda omicidiaria, evidenziando i primi passi compiuti dai consulenti tecnici dell’epoca. Da qui prende forma l’ipotesi che Lisa Gabriele non si fosse suicidata.

Omicidio di Lisa Gabriele, gli orari e le procedure post-mortem

Sono le ore 15.30 de 9 gennaio 2015, nei pressi di un casolare abbandonato situato nella periferia di Montalto Uffugo, i carabinieri della locale stazione e il personale del Corpo Forestale dello Stato – recatisi sul posto sulla scorta di una segnalazione anonima che indicava la presenza di un cadavere di sesso maschile – avevano ritrovato il corpo senza vita della 22enne Lisa Gabriele.

La donna indossava un maglione, jeans chiari e scarponi di colore beige, al momento dell’arrivo dei militari giaceva in posizione prona vicino al tronco di un albero, in prossimità del quale vi era una bottiglia di whisky “J&B”, semivuota. Lontano circa 4 metri del corpo vi era una Fiat Cinquecento di colore bianco al cui interno erano state rinvenute:

  • due confezioni del farmaco “Sonata” (il cui principio attivo è lo “Zaleplon”), fuori delle quali vi erano quattro blister vuoti da sette compresse ciascuno;
  • un foglietto manoscritto recante la frase “X la famiglia X per una pers. speciale scusami pure se non essiste“, la figura di un fiore con tre petali cadenti e una cancellatura”;
  • un cellulare Nokia, privo di Sim card.

All’epoca, secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, non erano state rinvenute le chiavi dell’auto. Il medico legale Ottorino Zuccarelli, giunto sul posto per l’ispezione cadaverica, attestava che “l’epoca della morte risaliva a non prima di 24 ore dall’ora del rinvenimento”, mentre i consulenti tecnici (i medici legali Roberto De Stefano e Raffaele Mauro) incaricati dal pm Antonio Bruno Tridico, collocavano l’epoca del decesso tra le ore 20.30 del 7 gennaio 2015 e le ore 13 dell’8 gennaio 2015.

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I due medici legali, De Stefano e Mauro, avevano evidenziato inoltre che sul corpo di Lisa Gabriele, originaria di Rose, non erano presenti evidenti segni di difesa e che la vittima si trovava al momento della morte in stato di incoscienza per assunzione di farmaco ipnotico. E ancora: le indagini avevano accertato anche l’assenza di impronte digitali sulla bottiglia di alcool rinvenuta, nonché la parziale riconducibilità a Lisa della grafia del biglietto di addio, lasciato alla famiglia, la presenza sul luogo di tracce di pneumatici diversi da quelli dell’auto della donna.

L’inchiesta della procura di Cosenza, già in quella fase, aveva escluso l’ipotesi suicidiaria e gli elementi raccolti, attraverso prove dichiarative, sembravano portare nella direzione attuale, ovvero che ad uccidere Lisa Gabriele potesse essere stato un appartenente alla Polizia di Stato. Ed è qui che per la prima volta compare il nome di Maurizio Abate, odierno indagato. Nel 2005, però, gli indizi non erano sufficienti per portare avanti il procedimento che veniva pertanto archiviato contro ignoti.

Omicidio di Lisa Gabriele, la lettera anonima

Il 22 ottobre 2018 perviene in procura a Cosenza un esposto anonimo dove viene ripercorsa la vicenda della morte di Lisa Gabriele con particolari credibili, perché noti solo agli investigatori, come si evince comparando il contenuto della missiva con la informativa dei carabinieri della Compagnia del Norm di Rende del 9 ottobre 2019.

L’esponente si presentava come “un poliziotto onesto della Stradale” che, vincendo solo in parte l’afflizione da quel «senso di impotenza e dal rimorso», per il silenzio pluriennale serbato sulla tragedia, si era detto costretto a restare nell’anonimato per il «terrore di subire gravi ripercussioni», ma al tempo stesso aveva voluto, col suo racconto, contribuire in qualche modo a far luce sula vicenda.

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Nell’esposto infatti si faceva riferimento come sicuro responsabile dell’omicidio a «Maurizio Mirko Abate, per lungo tempo in servizio presso la Stradale di Cosenza Nord ed ancora in servizio presso la Questura di Cosenza», apostrofandolo come «vicino ad esponenti della malavita locale ed assuntore di sostanze stupefacenti».

Nella lettera, altresì, emergeva il fatto che Lisa Gabriele aveva intrattenuto una relazione sentimentale con Abate, all’epoca già impegnato con un’altra donna, il quale «l’avrebbe poi uccisa soffocandola con un cuscino quale strumento di un macabro contrappasso rispetto a un episodio risalente verosimilmente ad una sera dei primi giorni di agosto 2004», allorquando «la giovane rosetana, in quella circostanza “per non essere lasciata (…) aveva comunicato ad Abate di essere incinta“» e si era «”presentata nel cortile della Stradale con un piccolo cuscino sotto i vestiti per simulare la pancia gonfia”, scatenando così l’ira di Abate che l’avrebbe picchiata selvaggiamente al punto “che poi la ragazza è stata costretta a recarsi in ospedale, dove è stata accompagnata da una pattuglia della polizia stradale”».

In un altro servizio invece ci occuperemo dei presunti depistaggi e della cortina di omertà sollevata al fine di proteggere Maurizio Abate, attraverso presunte coperture massoniche.

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