L’ospedale di Mormanno: dopo il terremoto fu ristrutturato con 2 milioni di euro ma da allora è rimasto vuoto | VIDEO e FOTO
Il “Minervini” è stato anche finanziato con fondi Pnrr che permetteranno ulteriori lavori, ma manca il personale per riempirlo. Il sindaco: «Non ci sono medici? Mandateci specializzandi»
Dieci anni fa, qui sfilarono le autorità venute a dare rassicurazioni alla popolazione reduce da una notte di paura. Qui si fermarono l’allora capo del dipartimento della Protezione civile nazionale Paolo Gabrielli, il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, rappresentanti istituzionali e le realtà impegnate nei soccorsi: forze dell’ordine, corpi civili e volontari. Nei primi minuti dopo quella scossa di magnitudo 5 il piazzale si riempì di letti e sedie a rotelle: avvolti nelle coperte c’erano i pazienti ricoverati nella struttura e portati fuori, con la forza della disperazione, dal personale in servizio per poi essere smistati nei presidi sanitari del territorio. Dieci anni dopo, l’ospedale Minervini di Mormanno è un gigante solitario, immobile e silenzioso sulla strada che porta al paese. E questo nonostante goda di buona salute.
La ristrutturazione partì all’indomani del terremoto del 26 ottobre 2012, con un finanziamento di 2 milioni di euro che si aggiunse agli 11 milioni di fondi arrivati dallo Stato per la messa in sicurezza degli edifici. «Fu una sorta di indennizzo al dolore – afferma il sindaco Paolo Pappaterra – che assieme ai Comuni di Laino Borgo e Laino Castello si decise di investire nell’ospedale».
Un ospedale che creava mobilità attiva
Un ospedale che, però, aveva già cominciato a subire il declino comune a tante altre strutture della regione. Il Minervini è infatti uno dei 18 presidi sanitari finiti sotto la scure del decreto di Scopelliti del 2010 che disponeva la “riorganizzazione” della rete ospedaliera regionale, di fatto avviando una lunga agonia del diritto alla salute in molti territori.
«Qui serve la medicina territoriale, anche perché i piccoli paesi si spopolano e restano solo gli anziani: come fanno gli anziani a raggiungere gli spoke?», evidenzia Pappaterra.
«Tra l’altro – aggiunge – questo era l’unico presidio che creava mobilità attiva, perché anche grazie alla sua posizione di confine serviva un’utenza che proveniva dalle regioni vicine. Era inoltre un centro di eccellenza per la riabilitazione intensiva: ce l’hanno tolta e data a Castrovillari, dove però è rimasta ferma per la mancanza di medici. Alla fine è finita alla sanità privata».
In arrivo altri 4 milioni di euro
Ma qui a Mormanno non c’è solo un passato da rimpiangere, c’è anche un futuro da scrivere. Qualche passo è stato fatto. Il Minervini è stato infatti finanziato, attraverso la Regione Calabria, con fondi del Pnrr per gli ospedali di comunità: altri 4 milioni di euro di soldi pubblici. «Soldi – spiega il sindaco – che ci permetteranno di ammodernare anche l’altra ala. Ma i soldi pubblici non possono restare improduttivi. Abbiamo anche strumentazioni all’avanguardia, solo che tutto questo serve a poco se manca il personale», sottolinea.
Tutto o quasi sarebbe pronto, insomma, per rimettere in moto la macchina dell’assistenza sanitaria nell’estremo nord calabrese. «C’è un atto aziendale che va solo trasferito sul campo, ma siamo bloccati. Siamo consapevoli della carenza di personale su tutto il territorio, ma a noi basterebbero una decina di infermieri e degli specializzandi per fare di questa struttura il primo ospedale di comunità della Calabria», incalza il primo cittadino.
Di qui la richiesta al commissario alla Sanità Roberto Occhiuto, con il quale l’amministrazione ha già avuto un’interlocuzione: «Restringiamo i tempi». A volte, sottolinea il sindaco, «certe cose non si fanno con la giustificazione che “si crea il precedente”, ma non è questo il modo in cui la politica deve ragionare e io non posso arrendermi a questo. Dico invece di ribaltare il ragionamento: partiamo da Mormanno. Noi siamo pronti».