mercoledì,Maggio 15 2024

Da Cosenza a San Siro per l’Inter: «Una vergogna, ci hanno cacciato dalla Curva Nord»

Individuati i responsabili dei fatti di sabato sera. Il racconto di un cosentino giunto a Milano insieme alla moglie e al figlio di 14 anni per assistere alla partita dei neroazzurri contro la Sampdoria: «Siamo stati minacciati, ci hanno detto che dovevamo uscire per forza»

Da Cosenza a San Siro per l’Inter: «Una vergogna, ci hanno cacciato dalla Curva Nord»

Dopo due giorni di analisi dei filmati delle telecamere a circuito chiuso del Meazza, gli investigatori della Digos hanno isolato alcune sequenze significative. Sono quelle del deflusso forzato dal secondo anello verde – e dallo spicchio centrale del terzo – durante il secondo tempo di Inter-Sampdoria di sabato sera, deciso dalla Curva Nord quando è arrivata la notizia dell’omicidio del suo leader, il 69enne Vittorio Boiocchi. Una vergogna senza fine, che ha indignato tutta Italia.

La testimonianza di un cosentino in Curva Nord per l’Inter

«Ci hanno obbligati a uscire minacciandoci». C’era anche un tifoso arrivato dalla Calabria, da Cosenza, la sera della vergogna orchestrata dagli ultras dell’Inter in Curva Nord durante la partita contro la Sampdoria. Migliaia di persone sono state costrette a abbandonare il settore dello stadio di Milano occupato dalle frange più esagitate del tifo organizzato, per commemorare la morte di il capo ultras Vittorio Baiocchi, pluripregiudicato ucciso poche ore prima in un agguato.

«Ero con mia moglie e mio figlio in curva nord – spiega Antonio, proveniente dal cosentino – Siamo partiti dalla Calabria perché sono un grande tifoso dell’Inter. Quando è iniziata la partita la curva era in silenzio, ma noi non capivamo perché. Dopodiché tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo gli ultras ci hanno chiesto di uscire perché bisognava lasciare la curva vuota. Io ho un ragazzo di 14 anni, ma c’erano anche bambini più piccoli, e siamo stati costretti a uscire».

«Siamo stati minacciati, si sono comportati in manera aggressiva. Alcuni hanno protestato, anche io l’ho fatto dicendo che ero venuto dalla Calabria, ma loro hanno detto chedovevamo uscire per forza. Io per tutelare mia moglie e mio figlio sono andato via. Steward e polizia non si sono visti. Mi dispiace perché io amo l’Inter, tifo Inter però queste cose non devono succedere. Andare allo stadio è una festa, è aggregazione – chiude nel suo intervento – . Non possiamo fare queste figure».

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