Cosenza, i rapporti “d’amicizia” del pentito Danilo Turboli e le estorsioni
Il collaboratore di giustizia racconta la storia dell'aggressione a un soggetto già noto alle forze dell'ordine con il quale avrebbe dovuto aprire una lavanderia a gettoni
Mancano pochi mesi a Danilo Turboli per raccontare i fatti di cui si è pentito e di quelli che avrebbero commesso i suoi presunti sodali della ‘ndrangheta cosentina. I 180 giorni – l’arco temporale in cui i collaboratori di giustizia hanno il dovere di riferire su eventi delittuosi avvenuti in passato – scadranno all’incirca a fine aprile 2023. Intanto, la Dda di Catanzaro ha iniziato ad utilizzare le prime dichiarazioni nel processo “Testa di Serpente” che con il rito abbreviato si è definitivamente chiuso in appello con il “concordato” chiesto e ottenuto dagli imputati.
Nel processo che si svolge a Cosenza con il rito ordinario, siamo vicini alla sentenza di primo grado. Senza il passaggio di Danilo Turboli tra i collaboratori di giustizia, nella giornata verosimilmente la Dda di Catanzaro avrebbe reso note le richieste di condanna, ma la novità processuale ha permesso alla pubblica accusa di acquisire nuovi elementi durante l’istruttoria dibattimentale.
Danilo Turboli infatti ha parlato delle estorsioni di cui è accusato in concorso con altri imputati – dal fratello Alberto a Pasquale Germano – spiegando (dal suo punto di vista) come sarebbero andati i fatti. Il pentito, tuttavia, ha escluso ogni responsabilità penale del fratello Alberto sui presunti reati estorsivi che gli vengono contestati dall’ufficio inquirente diretto dal procuratore Gratteri, illustrando al magistrato Corrado Cubellotti e al procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla le presunte condotte delittuose di se stesso e, in un caso, di Germano.
L’amicizia in carcere e l’estorsione fuori le sbarre
Il fatto più dettagliato è senza dubbio quello relativo a una presunta estorsione commessa ai danni di un soggetto già noto alle forze dell’ordine. Parliamo di Salvatore Arturi che Danilo Turboli dice di aver conosciuto in carcere il 2017 a Cosenza. «Durante questo periodo tra di noi era sorto un rapporto d’amicizia e di fiducia».
Il pentito ricorda che la persona offesa svolgeva la professione di ragioniere e gli avrebbe prospettato la possibilità «di aprire una società con il figlio avente ad oggetto la gestione di una lavanderia automatica da aprire a Rende nei pressi dell’Università». Il collaboratore di giustizia avrebbe incontrato l’uomo nei prezzi di piazza Europa a Cosenza. Il ragioniere quindi, dice Turboli, «mi spiegava che per ottenere il finanziamento era necessario prima provvedere alla definizione della pratica relativa al mio licenziamento ed al versamento di una copia di contributi di importo pari a 600 euro. Per espletare questa pratica ci recammo – dichiara Turboli – al Caf di Rende situato nei pressi dell’hotel Europa a Roges. Dopo aver consegnato i soldi» al soggetto «ed aver firmato alcune pratiche relative al mio licenziamento» la persona offesa «mi assicurava che tutto era stato sistemato».
Poi Turboli spiega che «dopo qualche tempo fui ricontattato nuovamente» dalla parte offesa «che mi richiedeva un’ulteriore somma di 200-250 euro circa per aprire un conto corrente bancario intestato a mio nome e in tale occasione gli consegnavo i miei documenti di identità», mentre in una terza occasione, l’uomo «mi chiedeva altri 100-200 euro per l’apertura della partita iva relativa alla costituenda società».
Il “falso” ragioniere
I due, inoltre, avrebbero dovuto fare insieme un viaggio a Roma, che non si tenne. Ed è proprio qui che Turboli, in realtà, spiega che la presunta vittima non era ragioniere, grazie a una conoscenza in comune, e decise di andare dai carabinieri di Rende «per denunciare la sottrazione dei miei documenti che erano ancora in suo possesso». Qui nasce dunque l’ammissione di Turboli circa l’aggressione ad Arturi «allo scopo di ottenere la restituzione del denaro che gli avevo affidato per l’apertura della lavanderia di fatto mai avvenuta. In un primo momento gli chiedevo di versarmi il doppio di quanto consegnatogli a causa di una serie di problemi che mi aveva causato, ma in realtà, poi ho sempre e solo preteso il denaro che ritenevo mi spettasse». Il pentito Danilo Turboli, infine, sarà sentito in aula a fine aprile per esame e controesame.
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