domenica,Marzo 26 2023

Cosenza, il racconto del quarantenne che accusa gli amici-padroni

Lo avrebbero privato del reddito di cittadinanza e costretto a vendere le sue case per sottrargli poi il denaro,in un caso sarebbe stato percosso col cric

Cosenza, il racconto del quarantenne che accusa gli amici-padroni

La premessa sembra quella una favola: un quarantenne disoccupato, orfano e solo al mondo, “salvato” da una coppia di amici di famiglia che decide di prendersi cura di lui.  Ciò che manca, però, è il lieto fine. Da benefattori, infatti, i coniugi si sarebbero trasformati in aguzzini. È il sospetto che da qualche ora pende su Alessio D’Acri e Giovanna Madio, rispettivamente di 42 e 41 anni, arrestati con l’accusa di violenza privata, estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, il tutto ai danni di persona, sulla carta, avrebbero dovuto aiutare.

E invece, dopo l’iniziale premura mostrata nei suoi confronti, avrebbero brigato per sottrargli i beni ereditati dalla madre, condizionandolo in modo tale da renderlo quasi schiavo della loro volontà. Di questo, almeno, è convinta la Procura diretta da Mario Spagnuolo che, a seguito delle indagini eseguite dalla Squadra Mobile cosentina, ha chiesto e ottenuto l’emissione misure cautelari sia a carico dei coniugi che di un altro indagato, il 49enne Andrea Grandinetti, anche lui sospettato di aver indossato in questa vicenda i panni dell’approfittatore. I tre sono stati assegnati agli arresti domiciliari.

I poliziotti arrivano a loro a seguito della segnalazione di un ente assistenziale presso il quale la vittima aveva trovato rifugio. Nonostante avesse un’abitazione di proprietà, nel centro di Cosenza, se n’era allontanato per sfuggire alle pressioni della coppia che, a suo dire, voleva costringerlo a vendere l’immobile per intascare il denaro, come già fatto in precedenza per la sua casa di Camigliatello. Sostiene, inoltre, che i due lo abbiano aiutato a ottenere il reddito di cittadinanza, privandolo però della possibilità di usufruire di quei soldi che finivano nella loro disponibilità.

Fra le varie vessazioni da lui denunciate, c’è anche quella di aver lavorato al servizio di D’Acri per tredici ore al giorno a fronte del pagamento di soli 30 euro a settimana. A completare il quadro a tinte foschissime che emerge dal suo racconto ci sono anche le botte – a colpi di cric e di spranga – che sostiene di aver ricevuto nel tempo, circostanza che lo ha indotto a non denunciare mai l’accaduto per paura di conseguenze peggiori.

E non solo. Il quarantenne racconta infatti di aver ricevuto un trattamento analogo da parte del terzo indagato, da lui conosciuto casualmente. In tal senso, Grandinetti lo avrebbe costretto a stipulare un finanziamento con la Findomestic per l’acquisto di un televisore del quale avrebbe preso lui il possesso senza però pagare le rate. Oltre a eseguire gli arresti, la polizia ha sequestrato ai due coniugi circa ventitremila euro, una somma ritenuta equivalente a quella estorta alla vittima.

Fin qui il racconto della vittima che gli investigatori ritengono corroborato da alcune intercettazioni telefoniche. Anche il gip Manuela Gallo lo ha ritenuto credibile, ma sempre lei valuterà le versioni degli indagati che, fra qualche ora, affronteranno l’interrogatorio di garanzia. Vedremo se il quadro resterà ancora immutato o sarà passibile di modifiche. Si tratta di una storia con diversi punti ancora da chiarire dato che, nella sua denuncia, la vittima fa riferimento ad altri illeciti dei quali è venuto a conoscenza, vicende che coinvolgono altre persone sulle quali è lecito ritenere vi siano indagini in corso.