Porcaro: «Vi svelo chi prende lo “stipendio” nella ‘ndrangheta cosentina»
La prima parte del viaggio collaborativo del collaboratore di giustizia inizia proprio dai componenti della presunta confederazione mafiosa
Roberto Porcaro racconta la ‘ndrangheta cosentina. Con dovizia di particolari e, soprattutto, svelando alcune doti mafiose che oggi sarebbero in carica a personaggi di spicco dei clan di Cosenza. Il pentito inizia il suo lungo viaggio collaborativo confermando il prestigio criminale del boss Francesco Patitucci. E non solo.
Porcaro e Patitucci
«Conosco Francesco Patitucci, per come ho già riferito nei precedenti interrogatori ed egli rappresenta il vertice di tutta l’associazione. Posso affermare che Francesco Patitucci già a far data dal 2009-2010, allorquando erano altresì latitanti Ettore Lanzino e Franco Presta, ricopriva questo sostanziale ruolo di vertice (per come emerso anche nel processo Terminator nel 2011) ed è rimasto inalterato fino all’attualità» dichiara Roberto Porcaro in presenza del pm antimafia Vito Valerio e degli agenti della Squadra Mobile di Catanzaro e anche di quella di Cosenza.
Il prestigio criminale di Ettore Lanzino
«Ettore Lanzino anche a seguito del suo arresto avvenuto nel 2012, e nonostante il suo stato definitivo di detenzione è considerato tuttora (vi parlo sempre al momento in cui sono stato arrestato nel dicembre 2019), un elemento di vertice dell’associazione. Come vi ho già riferito ha sempre percepito in questi anni lo “stipendio” nonché, anche in ragione del fatto che Lanzino non ha mai manifestato alcun cenno di pentimento o di dissociazione, ha mantenuto inalterato il suo prestigio criminale; l’associazione criminale infatti continua ad operare anche per suo conto, come peraltro confermato dalla denominazione “Lanzino-Patitucci“».
Il caso di Gianfranco Ruà
Porcaro poi parla anche di Gianfranco Ruà: «Vale il medesimo discorso di Ettore Lanzino ovvero il fatto che è considerato tuttora vertice dell’associazione e inalterata è rimasta la sua considerazione criminale. L’unica differenza, per come vi ho già spiegato in altro interrogatorio, risiede nel fatto che il nome Ruà non può formalmente figurare nelle copiate di ‘ndrangheta poiché lo stesso Ruà aveva manifestato la cosiddetta dissociazione (ad esclusivo fine di ottenere benefici penitenziari) e ciò costituiva una sorta di disonore nella logica tradizionale di ‘ndrangheta. Ma come ho già detto anche a lui veniva corrisposto regolarmente lo “stipendio“».
Il ruolo di Gianfranco Bruni
Da Ruà al “Tupinaro“. Il pentito, che aveva una dote di ‘ndrangheta molto elevata, riferisce particolari anche su Gianfranco Bruni, del quale dice che «è tuttora considerato un elemento di vertice dell’associazione percependo costantemente lo “stipendio” e mantenendo un considerevole rispetto criminale per essere stato parte della storia della ‘ndrangheta cosentina. In più, a partire dal 2015, per volere di Patitucci che usciva dal carcere di Sassari, Gianfranco Bruni cominciava a essere inserito nelle copiate come Capo società, in sostituzione di Gianfranco Ruà non più formalmente considerato per via della sua dissociazione. Tanto valeva per le copiate future ma anche per quelle precedenti nella misura in cui tutti gli affiliati dell’associazione che fino a quel momento portavano in copiata Gianfranco Ruà, da lì in poi avrebbero dovuto indicare Gianfranco Bruni come proprio Capo Società».
Il “peso” di Maurizio Rango
Dagli italiani agli “zingari“. Il collaboratore aggiunge contenuti anche su Maurizio Rango, il quale «è considerato capo dell’associazione, destinatario di regolare “stipendio” che gli veniva corrisposto da parte degli zingari, nonché tuttora considerato vertice criminale dagli altri associati». E ancora: «Non conosco personalmente Carlo Lamanna ma attraverso i discorsi cui partecipavo all’interno dell’associazione in particolare con Maurizio Rango, Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti e Luciano Impieri, sono a conoscenza della sua attuale considerazione criminale all’interno del gruppo (in specie degli zingari) nonché del fatto che gli veniva regolarmente corrisposto lo “stipendio”».
Porcaro e la caratura criminale di Ettore Sottile
La prima parte del nostro racconto, termina con Ettore Sottile indicata da Roberto Porcaro «quale persona di strettissima fiducia di Maurizio Rango e contabile del gruppo avendo io partecipato a diverse riunioni sulla rendicontazione dei proventi illeciti e preparazione degli stipendi. In ragione di tale delicato ruolo a Sottile», recentemente condannato all’ergastolo per l’omicidio di Luca Bruni, «è tuttora garantito un grande rispetto criminale e corrisposto lo “stipendio”» (fine prima parte)