Francesco Greco e l’usura di Roberto Porcaro: «Anche ai danni di mio cugino»
Il neo pentito ha iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro lo scorso 1 agosto. E ha parlato del suo rapporto con De Cicco
Le verità di Francesco Greco. La collaborazione con la giustizia dell’ex “braccio destro” di Roberto Porcaro inizia il primo agosto 2023, quando l’imputato di “Reset” chiede di poter parlare con i magistrati antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti. I due pm che hanno coordinato gran parte delle indagini condotte congiuntamente da polizia, carabinieri e finanza. «L’Ufficio dà atto che Greco ha chiesto di parlare con il pubblico ministero in quanto intende collaborare con la giustizia per riferire tutto ciò di cui è a conoscenza» si legge nell’incipit del primo verbale.
«Per come mi chiedete la genesi della mia attività criminale risale al 2013-2014 allorché lavoravo con mio cugino Giuseppe De Cicco nella sua ditta di costruzioni», fase della vita in cui afferma di conoscere anche Roberto Porcaro, con il quale collaborava dedicandosi «al compimento di attività illecite di diversa natura: spaccio di sostanze stupefacenti, usura, danneggiamenti ed estorsioni. Con riferimento alle estorsioni, in particolare, mi occupavo del posizionamento delle bottigliette incendiarie presso i vari esercizi commerciali destinatari delle richieste estorsive», come aveva anche ammesso lo stesso Porcaro.
Dopo Roberto Porcaro, Francesco Greco spiega di aver conosciuto Massimiliano D’Elia, condannato in via definitiva per l’omicidio di Giuseppe Ruffolo. «Mi è stato presentato direttamente da Roberto Porcaro come persona di sua stretta fiducia, in particolare me lo presentò come fratello, vicino a lui ed a Francesco Patitucci», ovvero il boss degli “italiani” e ritenuto dalla Dda di Catanzaro quale massima espressione mafiosa della presunta confederazione ‘ndranghetistica cosentina. Greco poi parla di Alberto Superbo come soggetto vicino a «Michele Di Puppo».
Sul fronte del “pagamento degli stipendi“, il neo pentito dà la sua versione dei fatti: «Posso riferire delle modalità di gestione degli stipendi e dei soggetti che lo percepivano. Ad occuparsi della distribuzione degli stipendi, negli anni 2015-2016, era Mario Piromallo per conto del gruppo e, per quanto di mia conoscenza, a percepire lo stipendio erano Massimo D’Elia», segue un “omissis” ed «Antonio Illuminato». E ancora: «Personalmente – dice Greco – non ho mai percepito lo stipendio ma riuscivo comunque a guadagnare in quanto mi spettava quota parte dell’attività di usura che svolgevo per conto di Porcaro» sottolinea il collaboratore di giustizia, di professione imbianchino.
Lo stesso Greco chiarisce che «con riferimento alla mia partecipazione ai proventi dell’attività di usura» solo «in una occasione non ho percepito alcun compenso», ovvero quando Porcaro avrebbe “strozzato” «mio cugino Caputo», ovvero la presunta usura «oggetto di contestazione nel procedimento penale denominato “Reset“. Pur non avendo percepito compenso ho comunque partecipato come intermediario all’usura perpetrata da Porcaro ai danni di Giuseppe Caputo», il cui esame è stato rinviato alla prossima udienza.
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