Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Mancano ventotto giorni all’inizio del processo “Reset” in quel di Lamezia Terme, aula bunker, ma le novità stanno sostanzialmente emergendo in queste ore. Iniziamo dalla notizia di ieri. Il presidente della sezione penale dibattimentale Carmen Ciarcia ha annunciato di volersi astenere dal procedimento che riguarda Marcello Manna, ex sindaco di Rende, e Pino Munno, ai quali viene contestata l’aggravante dell’agevolazione mafiosa riconducibile alla presunta confederazione tra italiani e “zingari” capeggiata dal boss Francesco Patitucci.
La decisione del giudice Ciarcia nasce dal fatto di aver presieduto ed emesso sentenza nel processo “Testa di Serpente“, una sorta di “antipasto investigativo” del più importante processo “Reset“. Insieme alla togata c’erano anche i giudici Stefania Antico e Iole Vigna. Inoltre, il presidente Ciarcia sta portando a conclusione anche il processo “Valle dell’Esaro“, dove si potrebbe configurare un’altra incompatibilità in quanto nelle more la Dda di Catanzaro ritiene che la presunta associazione dedita al narcotraffico abbia in sostanza agevolato la presunta cosca mafiosa diretta da Franco Presta. Un reato, però, che ritroviamo in “Reset“. Insomma, la questione è abbastanza complicata.
Il prossimo 11 ottobre il presidente del tribunale di Cosenza Maria Luisa Mingrone si esprimerà sul processo Manna-Munno, ma ha già “bocciato” la richiesta di astensione presentata sempre dalla togata Carmen Ciarcia, relativamente al rito ordinario che si terrà a Lamezia Terme. Il collegio in quel caso sarà composto, oltre che dalla Ciarcia, pure dai giudici Urania Granata e Francesco Luigi Branda. Il discorso, però, è un altro e investe più in generale gli organici della magistratura calabrese, dove le carenze sono altissime. A Cosenza, infatti, manca un giudice nella sezione penale dibattimentale e si fa già fatica a comporre i collegi e garantire i ruoli monocratici.
Gli avvocati difensori a Lamezia Terme, senza ombra di dubbio, presenteranno richiesta di ricusazione circa la posizione del presidente Ciarcia. La partita poi si sposterà in Corte d’Appello a Catanzaro. Ma al di là di chi porterà avanti “Reset“, se questo o un altro collegio, attingendo magari dalla sezione gip-gup, il vero problema, come già successo per “Rinascita Scott“, si porrà per le altre udienze collegiali e monocratiche.
La celebrazione del processo “Reset” comporterà uno sforzo organizzativo di non poco conto, tenendo presente che per sviluppare al meglio la vastità documentale, con 350 testimoni da sentire, serviranno almeno tre udienze a settimana. Sarà dunque impossibile per chi formerà il collegio trattare altri procedimenti che in realtà, secondo gli ultimi dati, sono in netta crescita al dibattimento collegiale, vuoi per le numerose inchieste provenienti da Catanzaro, vuoi per l’attività ordinaria della procura di Cosenza. Non è quindi una situazione da sottovalutare, soprattutto da parte del Consiglio Superiore della Magistratura che, per forza di cose, dovrà allargare la pianta organica al fine di garantire il corretto svolgimento dei processi. Tutti sono importanti, che sia chiaro. Infine, ma non per ultimo, ci sarebbe una remotissima possibilità che il processo “Reset” si svolga a Cosenza, con l’ampliamento della Corte d’Assise. Staremo a vedere.