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La questione “stipendi” è uno degli argomenti contenuti nei faldoni del processo abbreviato di “Reset“, dove la Dda di Catanzaro non ha terminato ancora la sua requisitoria. Il pm antimafia Vito Valerio, nei giorni scorsi, ha affrontato questo tema, parlando delle posizioni di Ettore Lanzino, Maurizio Rango, Carlo Lamanna ed Ettore Sottile, i primi al 41 bis da anni, mentre il terzo di recente è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Luca Bruni. Condanna ancora non definitiva, visto che è stato proposto ricorso in appello.
Durante il suo intervento, il magistrato antimafia ha precisato che «per Maurizio Rango ed Ettore Sottile la contestazione associativa parte dal primo aprile del 2015 in ragione della precedente pendenza, appunto, del procedimento Rango-zingari che li vedeva imputati fino a quella data e condannati fino a quella data». E ancora: «Il tratto comune della contestazione rispetto a questi quattro esponenti apicali dell’associazione è dato dalla lettura delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, da ultimo lo stesso Roberto Presta, che spiegano in cosa consista il mantenimento del ruolo di capo come riferimento storico per l’associazione anche in termini causali».
«In primo luogo, lo abbiamo già detto a proposito di Franco Presta, la continuità del vincolo; la continuità del vincolo che deve essere mantenuta e o viene mantenuta nel tempo e nello spazio. La capacità dell’associazione di contare sul mantenimento nell’associazione di soggetti che sono detenuti all’ergastolo è condizione di forza per mantenere la forza di intimidazione sul territorio, la proiezione temporale e la continuità dell’associazione nel tempo. In secondo luogo è l’investitura di un capo che, diciamo, è erede in libertà, che provvederà in luogo dei soggetti detenuti, in questo caso definitivi, ad assicurare a vita natural durante lo stipendio, il suo sussidio economico al soggetto detenuto e alla rete dei suoi stretti familiari» ha affermato al pm antimafia Vito Valerio.
«Anche in questo caso vale quanto detto da Roberto Presta a proposito di Franco Presta e cioè che sostegno economico serve ad assicurare che cosa? Il rispetto della caratura criminale, sapendo di poter contare su soggetti che sebbene detenuti possono essere chiamati ad esprimere una decisione su scelte strategiche dell’associazione; ad assicurarsi anche l’allontanamento del pericolo di una ipotetica e sempre latente collaborazione con la giustizia e a mantenere aperta la speranza che in qualche modo, sebbene detenuti all’ergastolo, si possa sempre trovare una soluzione lecita o illecita per consentirgli di uscire dal carcere».
Nella requisitoria, infine, sono stati “censiti” gli incontri avuti da alcune mogli (o compagne) dei detenuti sottoposti al 41 bis con i presunti promotori della presunta confederazione mafiosa cosentina, ai quali veniva chiesto il “sostentamento economico”. Questo, per la Dda, è l’elemento indiziario su cui si fonda il ragionamento accusatorio secondo cui Lanzino, Rango, Lamanna, Sottile (ma anche Gianfranco Bruni, Gianfranco Ruà e Franco Presta) ricevano ancora il cosiddetto “stipendio” dalla ‘ndrangheta cosentina.