Città unica Cosenza, Rende, Castrolibero: le grane del Pd e le barricate oltre i confini del capoluogo
Il circolo bruzio del Pd boccia l'accordo tra i democrat e il centrodestra in Regione. E il Comitato per il "no" alza le barricate dopo l'ok al referendum: «E' guerra di annessione»
Il disco verde dato dal Consiglio regionale all’indizione del referendum per la città unica Cosenza-Rende-Castrolibero derivante dalla fusione dei tre centri non è (ovviamente) piaciuto a tutti. E all’interno del centrosinistra ci sono “indipendentisti” che continuano la propria lotta annunciando barricate. In particolare, non è piaciuta la linea dei consiglieri regionali del Partito Democratico. Sono state due le note diramate in totale antitesi: quella del comitato spontaneo rendese e quella del circolo democrat di Cosenza.
Partiamo dalla lotta interna al Pd. Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci, con Gisepppe Mazzua in prima fila, hanno chiarito che la loro posizione è quella ufficiale del partito perché sposata non solo dal segretario regionale Nicola Irto, ma anche da quello provinciale Vittorio Pecoraro e dalla segreteria nazionale. Hanno fatto il nome di Marco Sarracino, Responsabile del Mezzogiorno e tra i più vicini ad Elly Schelin. Gabriele Petrone e Rosi Caligiuri, rispettivamente presidente e segretaria del circolo del Pd Cosenza e di area-Adamo, hanno bocciato l’accordo sulla data del 2027.
Il circolo Pd di Cosenza critico sulla legge di Città unica Cosenza-Rende-Castrolibero
«Resta il percorso, lesivo del diritto all’autodeterminazione dei cittadini e dei consigli comunali, che ha abolito il referendum vincolante e cancellato il potere di autodeterminazione dei comuni. Il cosiddetto documento fatto approvare a margine della seduta di che propone di avviare il nuovo ente a febbraio del 2027 non ha alcuna efficacia legislativa. Quel documento – hanno detto – è solo una foglia di fico utile a coprire e legittimare l’impostazione che il centrodestra ha dato sin dall’inizio a questo progetto di fusione».
Non solo, perché per Petrone e Caligiuri «le preoccupazioni aumentano rispetto al modo come si vorrebbe istituire la città unica». «Più che la nascita di un nuovo Comune, stante così le cose – hanno aggiunto – si persegue solo un’estinzione delle attuali municipalità». Insomma, una posizione in linea con quella di Franz Caruso e Luigi Incarnato a Palazzo dei Bruzi, con il primo cittadino che si era preventivamente espresso sulla questione. Ai nostri microfoni aveva evidenziato che non era questioni di date, ma di metodologia».
Da Rende attacchi a tutti i protagonisti del Consiglio regionale
Da Rende, dove aumenta la consapevolezza che un plebiscito di “sì” al referendum proveniente da Cosenza vanificherebbe qualsiasi sforzo per mantenere l’indipendenza del Municipio, parlano apertamente di «guerra per l’annessione» e non di città unica. «“Il duce” della Calabria, alla guida della sua maggioranza, ha varcato il Rubicone – ha scritto il Comitato -. Non ancora soddisfatto di aver contribuito, con l’appoggio del Partito di Forza Italia di cui è vice segretario, alla disunità di Italia ed al massacro del Mezzogiorno, con la cosiddetta Autonomia Differenziata, votata dal fratello senatore Mario, adesso vuole annullare la nostra Rende dei cui successi da sempre è geloso insieme ai suoi sodali. Stia certo che il suo tardivo “pianto del coccodrillo” questa volta non convincerà i calabresi».
L’attacco ad Occhiuto è veemente, così come quello a Bevacqua e Iacucci. «Si sente molto forte, anche perché alle sue legioni si sono aggiunte truppe ausiliarie di ventura, che in tal modo rinnegano i valori e i principi per difendere i quali sono state organizzate. Questi ausiliari hanno l’ardire di affermare che loro non fanno battaglie di “retroguardia”. Perché, secondo questa crassa e balbettante ignoranza, difendere un principio autenticamente democratico e battersi per impedire una fusione a freddo, pericolosissima senza sperimentazione (Unione dei Comuni), costituisce azione di retroguardia e non, invece, un agire responsabile ed autenticamente democratico».
Anche Pierluigi Caputo finisce nel mirino. «Certamente, è vomitevole catalogare “storico” il vergognoso evento, come afferma il “prefetto del pretorio dell’imperator”. Un evento può definirsi “storico” solo dopo aver prodotto reali effetti molto, molto positivi. Nel caso di specie, volendo essere buoni, si può parlare di decisione dagli effetti aleatori. Arrivati a questo punto noi abbiamo il dovere civico di difendere i sacrosanti diritti della nostra comunità, proponendo ricorso al TAR contro il predetto illegittimo agire verso la città unica. Siamo certi che anche i Comuni di Cosenza e Castrolibero avanzeranno ricorso al TAR, a giudicare dalle numerose dichiarazioni in tal senso dei sindaci Caruso e Greco» hanno chiosato dal Comitato.