Meloni taglia l’assegno unico, sparisce il bonus famiglie
E' da 200 euro a figlio. L’ammontare sarà tolto a chi non presenta l’Isee e a chi ne ha uno al di sopra dei 45 mila euro. La rimodulazione promessa e il problema del cumulo
La Repubblica questa mattina dà una notizia che interesserà milioni di famiglie italiane. Il governo Meloni è pronto a smontare l’assegno unico per i figli. Per rimontarlo in una versione più aderente alla narrativa della famiglia propria dell’esecutivo di destra. Cambiando perfino il nome.
Il tutto in risposta alle osservazioni dell’Unione Europea riguardo l’esclusione dei lavoratori stranieri dal beneficio. L’intenzione dell’esecutivo è di ridurre l’importo per due categorie: coloro che non presentano l’Isee e quelli con un Isee superiore ai 45 mila euro. Le risorse risparmiate verranno destinate a chi ha redditi più bassi e il nome della misura potrebbe essere modificato. L’assegno unico, introdotto dal governo Draghi, attualmente sostiene 6,6 milioni di famiglie, con un costo di 20 miliardi di euro per lo Stato e un massimo di 200 euro per figlio. Beneficia circa 10,1 milioni di figli, su un potenziale di 10,7 milioni. La revisione della misura è all’ordine del giorno.
La Repubblica spiega oggi che il governo voleva intervenire sull’assegno unico già alla fine del 2022. Poi ha deciso di non toccarlo (e nemmeno di potenziarlo) nella seconda legge di bilancio dell’esecutivo. Poi è arrivata la procedura d’infrazione Ue per il requisito dei due anni di residenza preteso nei confronti degli stranieri. La rimodulazione prevede la redistribuzione delle risorse tolte a chi non ne avrà più diritto. Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Famiglie, dice al quotidiano che non è vero che l’assegno unico non funziona. «È il primo strumento strutturale che il nostro Paese adotta nella sua storia. Non va assolutamente abbandonato. Ricordo poi che nel 2021 fu votato da tutto l’arco parlamentare».
Uno dei motivi che spinge Meloni a cambiare il sussidio è che l’allargamento ai lavoratori stranieri potrebbe allargare troppo la platea. Ma qui Bordignon è netto: «Non conosciamo i numeri del governo. Ma crediamo possa riguardare un’esigua minoranza di casi. Come i transfrontalieri che lavorano qui e hanno famiglia all’estero».