Alvini e il suo vivere Cosenza: «Bisogna innamorarsi della squadra e sentirne le passioni»
Il tecnico dei Lupi è stato ospite alla tredicesima puntata di “11 in Campo”, il format del nostro network
Tredicesimo turno di Serie B che sorride alle calabresi e, soprattutto, al Cosenza di Massimiliano Alvini. Il club rossoblù, infatti, prosegue il suo momento magico inanellando il quinto risultato utile consecutivo. Sabato, infatti, i Lupi hanno sbancato il terreno del Brescia per 3-2. In gol Zilli e Mazzocchi, due attaccanti fino a quel momento a secco. Nonostante le Rondinelle abbiano agguantato il pari con Bjarnason e Bianchi, in pieno recupero, ecco la firma di Lima Pontes Charlys che ha regalato tre punti pesantissimi.
Cosenza che sale a quota 14 punti in classifica e, senza i 4 di penalizzazione, sarebbe a quota 18 in piena zona playoff insieme alla Cremonese. Della partita, e del cammino del Cosenza, ne ha parlato il tecnico Massimiliano Alvini ospite alla tredicesima puntata di “11 in Campo”, format di LaC News24 e condotto da Maurizio Insardà: «Un allenatore ha innanzitutto la priorità di portare un’idea e coinvolgere i tifosi e questo è importante – ha detto -. Bisogna innamorarsi della squadra e viverne la passione».
Alvini ha coinvolto la città di Cosenza
«Purtroppo non mi è riuscito sempre, come allo Spezia dove ho avuto un’esperienza difficile. Negli altri posti – ha proseguito – sono sempre riuscito in questo intento e a trainare la città, coinvolgendola nel progetto così come sto facendo qui in rossoblù ». Ecco pregi e difetti del Cosenza secondo Massimiliano Alvini: «Mi piace innanzitutto la disponibilità dei calciatori nel voler lavorare, da parte di un gruppo costruito in maniera intelligente. Questa stessa disponibilità, inoltre, ha fatto la differenza finora. Quanto alle lacune, invece, indubbiamente abbiamo delle mancanze soprattutto per esperienza e dobbiamo lottare per mantenere la categoria».
E ancora: «Tornando al discorso di prima, la disponibilità totale dei calciatori ha portato alla costruzione di un’identità abbastanza precisa e questo, per un allenatore, è molto più gratificante di un risultato positivo sul campo, perché vuol dire che la squadra segue il proprio tecnico». (Vincenzo Primerano)