Moglie infedele e poi “molestatrice” a Cosenza, l’ex marito la fa condannare
Cinquecento telefonate in quattro mesi per tentare di ricucire il rapporto con lui, l'uomo s'era accorto che lei aveva un amante in circostanze drammatiche e singolari
Corre l’anno 2019, lei è ricoverata in un ospedale del Nord Italia per sottoporsi a un intervento chirurgico molto delicato; lui è lì, davanti al suo letto, a darle conforto e assistenza. Tutto normale, è così che si fa tra marito e moglie. Entrambi cinquantenni, vengono da Cosenza e non vedono l’ora di tornarsene a casa per brindare allo scampato pericolo, ma ignorano che la loro quotidianità sta per essere sconvolta. Per sempre.
Infatti, quando la donna entra in sala operatoria, sul cellulare, che ha lasciato incustodito nella stanza, arriva un messaggio whatsapp; il coniuge lo legge e apprende che sua moglie ha un amante. Un attimo prima di andare sotto i ferri, lei ha sentito il bisogno di contattarlo, di scambiare con lui parole focose e appassionate. E la risposta, fuori tempo oltre che fuori luogo, va venire alla luce la tresca.
A quel punto, con la morte nel cuore, il marito attende il ritorno della paziente dalla sala operatoria, si sincera delle sue condizioni di salute e poi, senza battere ciglio, se ne va. La pianta in asso. È solo il primo tempo di una storia che, premesse pruriginose a parte, è triste. Più triste che non si può. E che fa registrare anche un’appendice giudiziaria ulteriormente penosa.
Una volta tornati in Calabria, l’uomo avvia subito le pratiche per la separazione, ma è un epilogo a cui la sua ormai ex moglie non si rassegna. La donna, infatti, è intenzionata a ricucire con lui. E per farlo, si rivolge proprio allo strumento che, in precedenza, aveva affossato il suo rapporto coniugale: il telefono.
Chiamate assidue, dapprima motivate dalla necessità di discutere della figlia all’epoca ancora minorenne, poi via via sempre più pretestuose. A ciò si aggiungono altre telefonate, stavolta anonime, fatte di silenzi e sospiri, che piovono sul suo apparecchio a ogni ora del giorno. In seguito, le indagini accerteranno che era proprio lei a farle. Addirittura, i carabinieri ne conteranno ben cinquecento in soli quattro mesi.
Accertamenti, indagini; si arriva a questo punto perché, esasperato ormai da quel cellulare che trilla senza soluzione di continuità, l’uomo decide di sporgere denuncia per molestie. Il giudice Castiglione, ed è storia recente, gli darà ragione, condannando l’imputata, difesa dall’avvocato Alberto Pugliese, a trecento euro di contravvenzione, più il pagamento delle spese legali alla parte civile rappresentata dall’avvocato Giuseppe De Marco.