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‘Ndrangheta, il filo rosso che unisce Cariati, Cosenza e Cirò Marina

Il pranzo in Germania tra Giorgio Curcio e un suo interlocutore viene definito dalla Polizia «di estrema rilevanza investigativa». Ecco tutti i particolari

‘Ndrangheta, il filo rosso che unisce Cariati, Cosenza e Cirò Marina

Un pranzo apparentemente conviviale, consumato nel cuore della Germania, rappresenterebbe un importante momento di confronto tra esponenti apicali ritenuti contigui alla ‘ndrangheta di Cariati. È quanto emergerebbe dalle intercettazioni captate il 1 novembre 2020 presso il ristorante “Il Pescatore” di Winterbach, nel corso di un incontro tra Giorgio Greco e altri tre interlocutori.

Secondo quanto contenuto nell’informativa trasmessa dalla Polizia di Stato, l’incontro in Germania sarebbe uno snodo cruciale per comprendere i rapporti tra diverse cosche della ‘ndrangheta. Le conversazioni sarebbero state registrate nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro, attraverso un dispositivo in uso a Giorgio Greco. I dialoghi sarebbero stati incentrati su dinamiche interne, episodi violenti, traffici internazionali e storiche rivalità tra clan calabresi.

I soggetti coinvolti

Giorgio Greco e un altro interlocutore sono considerati soggetti con ruoli apicali nelle articolazioni mafiose operanti tra Cirò e Cariati. In un caso, uno degli uomini presente all’interno del ristorante risulterebbe coinvolto come interlocutore attivo nelle conversazioni, mentre l proprietario del locale, secondo la Dda di Catanzaro, avrebbe fornito supporto logistico, accogliendo i commensali.

Le accuse ipotizzate

Dalle intercettazioni emergerebbero elementi riconducibili a reati quali associazione mafiosa, e reati che sarebbero stati commessi al fine di agevolare la presunta consorteria mafiosa.

Le intercettazioni

Durante il lungo pranzo consumato nella struttura ricettiva tedesca, Greco e un altro soggetto avrebbero intrattenuto un fitto scambio di informazioni che la Polizia giudiziaria definisce «di estrema rilevanza investigativa». Ai dialoghi avrebbero preso parte anche altri due uomini, in alcuni momenti.

Fin dai primi minuti della conversazione, Greco e il suo interlocutore avrebbero mostrato una profonda conoscenza delle dinamiche interne alla ‘ndrangheta, citando eventi delittuosi risalenti nel tempo, omicidi, traffici di droga e rapporti tra clan. A emergere, in particolare, sarebbe stata la figura di un soggetto, ritenuto un delatore, in dialetto “’mpamu”, in quanto le presenze del “Bandito” sarebbero state spifferate dal soggetto in questione ai carabinieri. Il riferimento sarebbe a Giuseppe Spagnolo, detto “Peppe u Banditu“, la cui presenza nel locale dell’uomo sarebbe stata sistematicamente seguita dall’arrivo delle forze dell’ordine, secondo quanto sostenuto da Giorgio Greco.

Un altro soggetto avrebbe criticato il fatto un uomo, arrestato in passato con la persona citata in precedenza nell’operazione “Pitbull”, continuasse a frequentarlo. In un ulteriore passaggio, l’amico di Giorgio Greco avrebbe raccontato episodi risalenti agli anni precedenti l’introduzione dell’euro, riferendo di ingenti traffici di droga in Germania: «L’Olanda però è pericolosa… là ti vanno trovando per questo e per questo… Però se fa mangiare la Polizia».

A detta dell’interlocutore, le autorità locali avrebbero chiuso un occhio su determinati traffici, salvo intervenire solo in caso di eventi eclatanti, come la strage di Duisburg: «Gli Strangio li hanno presi in Olanda… Se non era per la strage… non l’avrebbero mai toccato».

Sempre l’amico di Giorgio Greco, avrebbe riferito di rapporti con un presunto trafficante di diamanti del Sudafrica. Il dialogo si sarebbe poi spostato sulle dinamiche carcerarie, dove l’uomo accanto al presunto boss di Cariati, avrebbe riferito di un contrasto avuto nel carcere di Catanzaro con Nicola Arena, capo dell’omonima cosca, in merito al ruolo di un uomo crotonese.

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Secondo la ricostruzione della Polizia, l’amico di Greco sarebbe stato trattato con particolare riguardo nel penitenziario, ricevendo pasti cucinati appositamente da Nicola Arena e consegnati tramite un ex collaboratore di giustizia. Una volta scoperta l’identità del “messo”, il soggetto avrebbe interrotto ogni rapporto.

Le intercettazioni proseguono con riferimenti ai clan più influenti dell’area urbana di Cosenza. Il soggetto “attenzionato” e Greco avrebbero citato, tra gli altri, Gianfranco Bruni (detto “U Tupinaru”), Gianfranco Ruà, i fratelli Pino, Mario Gatto, il defunto Ettore Lanzino e Francesco Patitucci. «I cosentini tutti lo hanno fatto il dissociamento compà… Tutti dissociati, mica ne trovi uno… tranne Gianfranco, Mario Gatto, e quell’altro che era latitante con Franco Presta”. Probabile riferimento a Ettore Lanzino.

Infine, si sarebbe parlato anche delle alleanze tra le varie cosche calabresi. I due avrebbero sottolineato l’appartenenza alla ‘ndrangheta cirotana e cariatese, ribadendo i rapporti con le famiglie Arena, Megna e Ierinò. Avrebbero anche espresso rammarico per essere stati, a loro dire, “dalla parte sbagliata” rispetto alla faida con i Maesano.

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