giovedì,Aprile 17 2025

Fratellini maltrattati a Paola: confermato l’affidamento al padre e alla nonna

La Corte d’Appello di Catanzaro conferma l’affidamento al padre e alla nonna paterna per i due fratellini di Paola, vittime di presunti maltrattamenti

Fratellini maltrattati a Paola: confermato l’affidamento al padre e alla nonna

È stata confermata in via definitiva, almeno per ora, la decisione del Tribunale dei Minori riguardo all’affidamento dei due fratellini di 2 e 4 anni, protagonisti – loro malgrado – di una delle vicende più dolorose degli ultimi mesi nel Tirreno Cosentino. I giudici della Corte d’Appello, sezione minorenni, di Catanzaro, hanno rigettato il ricorso presentato dalla Procura dei Minori, stabilendo che i bambini restino affidati alla nonna paterna e al padre.

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Una decisione che arriva dopo mesi di indagini, verifiche, consulenze e valutazioni da parte dei servizi sociali, chiamati a monitorare da vicino le condizioni psico-fisiche dei due minori e l’ambiente familiare in cui sono stati inseriti dopo il drammatico allontanamento dalla madre e dalla nonna materna, avvenuto nel gennaio scorso.

La vicenda

Tutto ha avuto inizio il 25 gennaio 2025, quando il bambino di 4 anni era stato portato d’urgenza all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza con morsi e bruciature sul corpo. Una scena agghiacciante, che aveva immediatamente fatto scattare l’allarme tra i medici e i servizi sociali. La segnalazione è stata immediata, così come l’avvio delle indagini da parte dei carabinieri.

Pochi giorni dopo, nella notte tra il 30 e il 31 gennaio, i militari sono intervenuti nell’abitazione della famiglia. Lì è stato trovato anche il fratellino più piccolo, appena due anni, con evidenti segni di maltrattamenti: ecchimosi, segni di percosse e addirittura una frattura a un braccio. Anche lui è stato subito trasferito in ospedale, mentre la madre dei bambini e la nonna materna sono finite sotto indagine. Il compagno della donna è stato invece arrestato.

Il quadro investigativo che ne è emerso ha delineato una situazione familiare gravemente compromessa: i bambini sarebbero stati vittime di un contesto fortemente disfunzionale, con dinamiche relazionali segnate da trascuratezza, abusi e violenza. Da qui la decisione immediata del Tribunale per i Minorenni di disporre l’allontanamento dai soggetti coinvolti e di affidare i piccoli ai servizi sociali in attesa di un collocamento più stabile.

L’affidamento al ramo paterno

Nel corso delle settimane successive, le autorità hanno valutato le condizioni e le possibilità di affidamento a figure familiari ritenute idonee. È in questo contesto che è emersa la figura della nonna paterna, descritta dai servizi sociali come una presenza costante, affettuosa e responsabile, e del padre, inizialmente ai margini della vicenda.

Secondo quanto riferito nella relazione depositata presso la Corte d’Appello, il padre – nonostante una fase iniziale di assenza – avrebbe cominciato un percorso di recupero del proprio ruolo genitoriale, mostrando disponibilità, collaborazione con gli assistenti sociali e una volontà concreta di riavvicinamento ai figli.

“La nonna paterna rappresenta un punto di riferimento solido e stabile – si legge nel documento – e il padre ha intrapreso un percorso positivo, dimostrando volontà di assunzione di responsabilità e capacità genitoriali in fase di consolidamento”.

Il rigetto dell’appello

Sulla base di queste premesse, i giudici della Corte d’Appello hanno deciso di confermare il provvedimento del Tribunale dei Minori, rigettando il ricorso della Procura. Nella motivazione della sentenza si sottolinea che “i provvedimenti in materia di responsabilità genitoriale e tutela del minore sono per loro natura revocabili in ogni momento”, precisando che al momento attuale non sussistono motivi per rimettere in discussione l’affidamento stabilito.

La sentenza ha dunque rafforzato l’idea che l’interesse dei minori debba essere prioritario rispetto a qualsiasi altra valutazione giuridica o formale, e che il legame con figure familiari positive debba essere preservato e incentivato, se ritenuto favorevole alla loro crescita serena ed equilibrata.

Una comunità scossa

La vicenda ha avuto un forte impatto sull’intera comunità di Paola, che si è trovata a fare i conti con un episodio di maltrattamenti sui minori che ha lasciato tutti senza parole. In una piccola città in cui tutti si conoscono, la scoperta di un simile dramma ha aperto interrogativi profondi sulla capacità delle reti sociali e istituzionali di prevenire situazioni di abuso e intervenire tempestivamente.

“Non avremmo mai pensato che potesse accadere una cosa simile sotto i nostri occhi – ha raccontato una vicina della famiglia –. Nessuno aveva davvero capito quanto quei bambini stessero soffrendo. È una ferita che fa male a tutti noi”.

Il ruolo dei servizi sociali

Determinante, nel percorso che ha portato alla decisione dei giudici, è stato l’operato dei servizi sociali territoriali, chiamati a monitorare la situazione dei bambini, effettuare sopralluoghi, valutare le competenze genitoriali del padre e costruire un piano educativo individuale per ciascuno dei piccoli.

Attraverso visite domiciliari, incontri protetti e relazioni periodiche, gli assistenti sociali hanno potuto osservare da vicino il contesto familiare del ramo paterno, attestandone l’idoneità. Non sono mancati, però, momenti difficili: la diffidenza iniziale, le paure dei bambini, il bisogno di un sostegno psicologico costante.

Oggi, a distanza di oltre due mesi dall’affidamento, secondo gli operatori “si cominciano a vedere segnali incoraggianti di ripresa emotiva e comportamentale nei minori, grazie all’ambiente affettivo e stabile garantito dalla nonna e dal padre”.

Il processo penale in corso

Parallelamente al procedimento in ambito minorile, proseguono le indagini penali a carico della madre, della nonna materna e del compagno della donna. Quest’ultimo, come già anticipato, è attualmente in custodia cautelare con l’accusa di maltrattamenti aggravati. Le posizioni delle due donne sono ancora al vaglio della magistratura, ma potrebbero sfociare in un rinvio a giudizio nei prossimi mesi.

Secondo fonti investigative, la madre avrebbe tentato di giustificare le condizioni dei figli con “cadute accidentali”, ma le risultanze mediche e le dichiarazioni raccolte in fase di indagine hanno smentito in modo netto questa versione.

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