Nell’intervista a “La Gazzetta dello Sport” il tecnico riconosce il peso dell’esperienza rossoblù e rilancia le sue ambizioni, mentre analizza il lavoro che ha portato il suo Frosinone in vetta alla Serie B
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Massimiliano Alvini torna protagonista. Dopo la retrocessione dello scorso anno con il Cosenza, oggi guida un Frosinone sorprendente, primo in classifica e considerato da molti una delle realtà più convincenti del campionato cadetto. Una parabola che lui stesso definisce “evoluzione”, frutto di metodo, identità e capacità di trasformare le difficoltà in carburante. Il tecnico di Fucecchio ha parlato oggi a “La Gazzetta dello Sport”, e non è mancato un riferimento del suo passato recente con il Cosenza, definendola una cicatrice che lo ha reso più forte. “Le esperienze negative (Spezia e Cosenza, ndr) sono cicatrici che mi hanno fortificato. Ho vinto tutti i campionati, non la B: prima o poi…”. Un passaggio netto, che restituisce il valore umano e professionale della scorsa annata e quanto abbia inciso sul suo percorso.
Si sogna la Serie A
In Ciociaria si sogna il ritorno in Serie A. Alvini ha trovato un ambiente che gli ha permesso di ripartire. Parla di fiducia, di lavoro quotidiano, di una società che gli garantisce stabilità e prospettiva. “Quello che conta è il campo, non il nome o gli ingaggi” ribadisce. Una filosofia che ha portato i giallazzurri ad esprimere uno dei migliori calci della categoria, con il miglior attacco del torneo e una struttura solida, costruita con razionalità e pazienza. Neppure le sconfitte contro Monza e Venezia hanno incrinato la sua convinzione: "Dietro c'è un lavoro. I nostri punti li abbiamo meritati tutti e se manca qualcosa la miglioriamo". È un messaggio chiaro, quasi programmatico, che racconta il modo in cui Alvini affronta le criticità: trasformandole in tappe di crescita, senza isterismi né proclami. Il discorso si amplia quando gli viene chiesto del possibile salto in A. L'allenatore non nasconde la visione a lungo termine. "Quello che mi interessa è mentalità e disciplina. La A sembra lontana, ma il bello della B è che l'inferno e il paradiso sono vicini". Una metafora efficace, che restituisce l'immagine di un tecnico che vive ogni giornata come una prova, consapevole di quanto il confine tra successo e difficoltà sia labile.

