Mani dritte nelle tasche della tuta. I passi calcati in due giri lentissimi, nel cuore dello spogliatoio. Mi dicono che voi volevate Caserta. E vi dirò che avete ragione. Un gesto della mano per sistemare il ciuffo sulla fronte. Ma vi dirò anche che voi, Caserta, dovevate difenderlo prima. Contro il Cittadella, dopo il derby. O prima ancora. Dovevate difenderlo sul campo. Non ora. Non contro di me.

Il mio auspicio è che sia andato così il primo incontro tra William Viali e la squadra, all’indomani dell’esonero di Fabio Caserta. Proprio come si racconta che andò quello tra un fuoriclasse della panchina, Gianni Di Marzio, e quello che diventò il suo Cosenza, dopo il benservito a un allenatore amatissimo dai calciatori rossoblù, com’era Francesco Liguori.

È un dato di fatto, e non una posa da social, che Tutino e compagni avessero un ottimo rapporto col tecnico di Melito Porto Salvo. E quest’affetto non era figlio di un’intesa di comodo con un “re travicello”, ma di un’interazione sincera e di risultati reali: giocatori come Venturi, Zuccon, Praszelik, Cimino devono molta della loro crescita alla fiducia riposta in loro da Caserta. Ed è vero pure che, quando il Cosenza riusciva a fare la sua partita, ne abbiamo viste di belle: Venezia e Parma tra le più recenti, Pisa e Palermo all’andata.

Mi ero espresso per l’esonero di Caserta poco prima della sosta natalizia. I risultati che sono arrivati alla ripresa mi hanno spinto a rivedere quel giudizio. Che, tuttavia, si è riaffacciato con prepotenza dopo lo 0-0 col Cittadella. Forse la peggiore partita del campionato. Contro un avversario rantolante, steso da un filotto di otto sconfitte consecutive, Caserta ha sbagliato tutto. L’approccio mentale al match, quello alla ripresa, la formazione iniziale, i cambi e persino le dichiarazioni a fine gara. Parlare di scorie del derby è una giustificazione che un tecnico non può offrire pubblicamente a difesa della sua squadra. E, per me, disegna il ritratto di un allenatore che non era più in grado di risollevare i suoi e tracciarne la rotta. Incredibile da dirsi, se pensiamo che soltanto 15 giorni fa ci beavamo per la prestazione di Parma, come i gemelli ultrà della Longobarda con Oronzo Canà a fine campionato.

La classifica dice che il Cosenza è più vicino alla zona playoff che a quella playout. E questa è una delle obiezioni più solide per chi contesta l’esonero di Caserta: che senso ha, dopo cinque stagioni sul filo del rasoio, a nove giornate dalla fine, mandar via un tecnico che ti sta tenendo a distanza di sicurezza dalla zona retrocessione?

Per me la risposta sta nella prossima partita. Contro la Ternana, il Cosenza non può perdere. E non poteva permettersi di giocare come ha fatto col Cittadella e, in generale, con tutte le avversarie più deboli: e cioè cercando il risultato solo attraverso l’ostinazione tattica. Badate bene: lo scrivo da estimatore di Caserta. Sia delle cose buone che della sua pervicacia negli errori. Cosenza, per lui, era una ottima chance per lavorare sui suoi limiti: oltranzismo tattico, lettura della gara in corso, scelta e tempi dei cambi. Forse, con qualche nome meno altisonante in rosa, gli sarebbe stato possibile. Gli auguro davvero di riuscire a farlo altrove.

Ora però la domanda è un’altra: William Viali è l’uomo giusto? Il tecnico, che l’anno scorso ci ha condotto alla seconda salvezza consecutiva ai playout, è la persona adatta per restituire cazzimma a questa rosa?

Da un punto di vista tattico, sì. Il suo 4-3-2-1 potrebbe permettere l’impiego di Zuccon (o Florenzi) e Prazselik (o Voca) insieme a Calò a centrocampo, Antonucci e Marras dietro Tutino (o Mazzocchi). Maggiore copertura, senza snaturarsi del tutto. E magari qualche urlaccio in più da bordo campo. Aiuterebbe anche, forse, a disinnescare una dinamica classica che si instaura tra un allenatore e i suoi giocatori: la maglia da titolare te la devi guadagnare. Spesso una sostituzione all’intervallo è il segnale più netto che un tecnico possa dare (e, a memoria, Caserta non ne ha mai fatte).

In questa rosa, Viali calciatori suoi non ne ha. Ne conosce tuttavia parecchi: a spanne, una metà di quella che possiamo considerare una formazione tipo. Per convertire gli altri ci sarà tempo dopo la sosta. Verso Terni, dunque, dovrà lavorare soprattutto sui nervi. 

E allora perché il giusto errore del titolo? L’errore sta nella confusione. Cosa vuole o voleva il Cosenza da questa stagione? Solo il millimetro in più rispetto alle sofferenze degli altri anni, come dichiarato da Gemmi a dicembre? Allora Caserta poteva restare: la fiducia di cui aveva bisogno ora non era molto diversa da quella incassata dopo la sconfitta col Como.

Oppure vuole di più, come indicano alcuni colpi del mercato (da quelli meno riusciti, come Canotto e Forte, a quelli ben centrati, come Tutino e Antonucci)? In questo caso, allora, qualche riserva sulla scelta di Viali la conservo.

C’è una terza possibilità. Che il Cosenza cosa vuole da questo campionato non se lo sia mai detto chiaro e tondo nemmeno allo specchio. Che non sappia nemmeno cosa desiderare da un torneo che racchiude otto squadre in tre punti appena sotto l’ottavo posto. Che non si sia reso conto dell’ossimoro costituito dalla frase punto alla salvezza con Antonucci e Tutino. Che nella distanza tra il millimetro dichiarato da Gemmi e i playoff auspicati da Guarascio ci sia la spiegazione all’incredulità con cui Micai e compagni hanno accolto l’esonero di Caserta e la sua sostituzione con Viali.

Cittadella era l’ultima spiaggia? Caserta lo sapeva? E Gemmi, che lo aveva difeso a spada tratta in dicembre, sarà presente alla prima conferenza stampa di Viali? O si fa finta che la trentesima giornata sia solo quella che segue la ventinovesima?

Ci sono scelte giuste che, in certi contesti, rischiano di diventare sbagliate. Se i contesti non riescono a correggerle, quel compito spetta agli attori. Se gli attori non sono bravi, anziché venir giù il teatro, sprofonda il palcoscenico.