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A preoccupare gli operatori balneari italiani, più che le mareggiate, sono i provvedimenti amministrativi adottati dalle autorità locali, dopo che una pronuncia del Consiglio di Stato, dello scorso novembre, ha determinato la scadenza di tutte le concessioni al 31 dicembre 2023. Una decisione in linea con i dettami della direttiva Bolkestein ma che ha di fatto squarciato quel poco di sereno che rimaneva dopo le numerose proroghe susseguitesi negli anni che rimandavano di fatto l’entrata in vigore delle norme europee.
Secondo il Consiglio di Stato non si può procedere a ulteriori proroghe: la spiaggia e i terreni demaniali non sono beni privati ma pubblici e come tali devono essere trattati, con la conseguente messa all’asta. Al buio, però: non si conoscono le modalità con cui ciò avverrà, né tutti i fattori economici che dovranno essere conteggiati – investimenti e indennizzi su tutti – prima di procedere alla nuova distribuzione.
Incognite che hanno gettato timori tra gli operatori balneari italiani, tra cui le decine e decine di imprenditori e famiglie della costa tirrenica. A ciò si aggiunga che molti comuni non hanno ben compreso il rinnovo automatico sancito dal Consiglio di Stato, con la conseguenza che a molti titolari di strutture balneari sono stati recapitati, nelle scorse settimane, ordini di demolizione e di ripristino dello stato dei luoghi.
E’ successo anche ad Amantea, dove il titolare di una struttura aperta tutto l’anno (in quanto adibita anche a ristorante con posti coperti) si è visto recapitare dal Comune un ordine di demolizione dell’intera struttura, nonostante i titoli edilizi fossero in regola. Al malcapitato imprenditore non è rimasto altro che rivolgersi al proprio legale, l’avvocato Giuseppe Carratelli, e proporre ricorso al TAR Calabria-Catanzaro.
I giudici amministrativi catanzaresi, dopo aver valutato favorevolmente le tesi difensive, hanno quindi accolto il ricorso cautelare proposto dal titolare della concessione demaniale, sospendendo l’efficacia esecutiva dell’ordine di demolizione. L’operatore balneare potrà quindi continuare a svolgere la propria attività, offrendo un servizio al territorio e mantenendo posti di lavoro, in maniera lecita e serena.