Dallo spaccio di droga all’usura. Il pentito Danilo Turboli, ritratto nella foto di copertina poco prima di effettuare una “chiamata” estorsiva ai danni di un imprenditore (“mettetevi a posto altrimenti qui ammazziamo tutti…” avrebbe detto il collaboratore alla persona offesa), accusa il fratello Alberto anche per l’attività di usura. «Sono a Cosenza del fatto che lo stesso prestasse dei soldi a strozzo ma non so indicare i nominativi dei soggetti a cui effettuava tali prestiti in quanto non mi sono mai interessato di questa attività illecita. Sono a conoscenza del fatto, però, che mio fratello aveva chiesto in prestito a Roberto Porcaro la somma complessiva di 40mila euro. In merito a tale prestito, nel gennaio 2018, mentre mi trovavo agli arresti domiciliari» dichiara Danilo Turboli, «venni a conoscenza del fatto che Porcaro aveva prestato a mio fratello 20mila euro in quanto lo stesso doveva investirli nell’apertura di un negozio di abbigliamento».

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Il collaboratore di giustizia quindi aggiunge che «verso la fine del 2018 e gli inizi del 2019, siccome mio fratello non era riuscito ad aprire il negozio, avendo speso il denaro in altro modo, chiedeva un ulteriore prestito di 20mila euro a Roberto Porcaro che quest’ultimo gli accordava». E ancora: «In ordine ai rapporti tra Roberto Porcaro e mio fratello Alberto sono a conoscenza del fatto che mio fratello versava una parte dei soldi, che a sua volta riscuoteva dai soggetti tenuti sotto strozzo, a Roberto Porcaro al fine di estinguere il suo debito con lui». Danilo Turboli rivela anche che «quando mio fratello non poteva recarsi da Porcaro per consegnarli il danaro, mi chiedeva a me di farlo aggiungendo di riferire a Porcaro di “scalare” dal suo conto la somma che gli aveva appena consegnato».

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Nei racconti che Danilo Turboli fa alla Dda di Catanzaro c’è anche un paragrafo dedicato alla cognata Rosetta Falvo la quale «prestava danaro» con un altro parente. Sempre il pentito riferisce che la moglie di Alberto Turboli «è subentrata a lui nella riscossione del denaro prestato ad usura e nelle effettuazione di ulteriori prestiti in sua vece. Ho appreso questa circostanza dalla mia famiglia, in particolare da mia madre e da mia sorella, in occasione dei colloqui in carcere avvenuti a seguito del mio arresto nell’operazione “Testa di Serpente“».