Nel parlare della società di Giuseppe Caputo, uno degli imprenditori imputati in “Reset“, ma da quanto emerge dai verbali dei pentiti, anche vittima di estorsione ed usura da parte di alcuni componenti della ‘ndrangheta cosentina, il collaboratore di giustizia Francesco Greco riferisce che l’agenzia di security era “a disposizione” di Porcaro. E non solo.

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Nel lungo interrogatorio reso davanti ai pubblici ministeri Vito Valerio e Corrado Cubellotti, l’ex imbianchino cosentino racconta che «la società di Caputo veniva imposta ad alcuni locali e lidi di San Lucido, con l’appoggio dei fratelli Calabria», presunto gruppo mafioso coinvolto nell’inchiesta della Dda di CatanzaroAffari di famiglia“. «Nel 2016-2017, la società di Giuseppe Caputo» sarebbe stata imposta anche al titolare di un lido a Paola con la presunta intermediazione di un soggetto che avrebbe percepito un compenso di mille euro».

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Il pentito Greco, inoltre, non si ferma e parla pure dei rapporti con gli “zingari” di Cosenza. «Addirittura la società di Giuseppe Caputo fu imposta, tra il 2017 e il 2018, a Celestino Abbruzzese detto “Micetto“, il quale, gestendo, di fatto, una società di antitaccheggio” in alcuni supermercati “avrebbe voluto estendere la sua attività di security anche nei locali. Tale imposizione gli fu fatta direttamente dal fratello Luigi Abbruzzese, in presenza mia, di Giuseppe Caputo e della moglie di Celestino, Anna Palmieri». E ancora: «Rispetto a questo episodio, ho appreso da Leonardo Bevilacqua, durante la nostra comune detenzione nel carcere di Terni, che Celestino Abbruzzese cercava più volte di incontrare Roberto Porcaro per chiarire questa vicenda, ma l’incontro non si è mai verificato».