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Una piccola storia, che a prima vista può sembrare marginale. Ma solo in apparenza. Risale ai giorni immediatamente successivi all’operazione “Reset” e, seppur in modo indiretto, riguarda il neopentito Gianluca Maestri. È una vicenda sintomatica di un clima: quello di una città, Cosenza, che all’alba del primo settembre del 2022 pensa di risvegliarsi finalmente liberata dalla cappa oppressiva del racket salvo accorgersi, quasi subito, di esserci ancora dentro fino al collo.
È questo il pensiero disturbante che frulla nella testa del commerciante che il 14 settembre vede la compagna di Maestri varcare la soglia del suo salone. Gianluca è un suo vecchio cliente e quando nel 2020 una bottiglietta incendiaria fa capolino davanti all’ingresso dell’attività, è proprio lui ad attivarsi per cercare di «venire a capo del problema». L’uomo apprezza quello che all’epoca appare ai suoi occhi come «un impegno fuori dal comune», ma tempo pochi giorni e il sedicente benefattore getta la maschera: gli chiede di mettersi a posto «con gli amici» così da poter «stare tranquillo», il che equivale per lui al pagamento di duemila euro all’anno suddiviso nelle canoniche tre rate.
Maestri gli fa ottenere uno sconto, come da gioco delle parti, ma non lo informa dell’ulteriore sovrapprezzo da pagare: servizi gratis garantiti alla sua signora, tutte le volte che lei desidera. La vittima lo scoprirà da sola perché, a partire da quel momento, la donna si presenta da lui a cadenza quasi settimanale. Il copione si ripete sempre allo stesso modo: «Che poi passa Gianluca» ripete ogni volta prima di lasciare il negozio a trattamento ormai effettuato. Solo che Gianluca non passa mai.
L’ultima volta che va da lui è il 31 agosto del 2022, poche ore prima del blitz. Il giorno successivo, il rumore degli elicotteri e il sibilo delle sirene fanno da colonna sonora all’imponente operazione antimafia. «Anch’io, sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla risposta data dalle Istituzioni ai tanti fatti gravi che hanno danneggiato me e tanti altri commercianti della città» racconterà in seguito il diretto interessato agli investigatori. Il seguito del discorso, però, certifica il suo repentino passaggio dall’euforia alla delusione: «Mai avrei pensato che a distanza di pochissimi giorni…».
Solo trascorse solo due settimane, infatti, e il malcapitato comincia a realizzare che nulla sia cambiato per davvero. Davanti a sé ha ancora quella signora che, ancora una volta, si congeda nel modo a lei consueto: «Che poi passa Gianluca». Davanti agli inquirenti, il diretto interessato non nasconderà il proprio sconforto: «Ero esterrefatto da tanta sfacciataggine, ma al tempo stesso impaurito. Tant’è che non riuscivo a controbattere, lasciando che se ne andasse». Stavolta, però, si sbaglia. Non è più come in passato. Due settimane dopo, qualcosa è cambiato per davvero.
Fuori dal negozio, infatti, è appostata una coppia di carabinieri in borghese. Fanno parte entrambi del Nucleo investigativo del comando provinciale di Cosenza e poco prima hanno notato il fuoristrada di Maestri parcheggiato davanti a quel negozio. Sanno che il proprietario del veicolo è dietro le sbarre, immaginano che là dentro ci sia la sua convivente e restano lì in attesa degli eventi. Quando poi si avvedono che la donna si avvia all’uscita senza passare dalla cassa, decidono di venire allo scoperto. Si avvicinano e le chiedono di mostrar loro una ricevuta che certifichi il pagamento del servizio di cui ha appena usufruito. Lei ammette di non averla, ma garantisce di aver pagato regolarmente.
A quel punto viene interpellato il commerciante. L’uomo rischia di passare pure per evasore fiscale, gli manca solo questo. E così trova il coraggio di smentire la sua cliente. Lei protesta, si sente vittima di un controllo «ingiusto». Fa una telefonata di qualche secondo e, a conti fatti, quel rapido confronto la induce a consigli più miti. Sceglie di conciliare e poi se ne va. Con uno scontrino in mano e quindici euro in meno nel portafogli. Solo una piccola storia. E forse piccola lo è per davvero. A differenza di tante altre storie analoghe, però, qui c’è un lieto fine. Non ce n’è a sufficienza per dimostrare che qualcosa sia cambiato, questo no. Abbastanza, però, per far sperare che tutto possa ancora cambiare.