Nuova udienza a Cosenza, davanti al tribunale collegiale, del processo “Coopservice“, l’indagine della procura sulla presunta truffa ai danni del Sistema Sanitario Nazionale relativamente ai lavori di pulizia e assistenza ai pazienti dei quali usufruiva l’Azienda ospedaliera di Cosenza. I magistrati hanno contestato il fatto che venivano emesse fatture, per un importo complessivo milionario, rispetto a servizi mai resi. Ore lavorative segnate nelle varie tabelle aziendali che non avrebbero avuto alcun riscontro. Una truffa con conseguente falsa rendicontazione. Per la procura, quindi, gli esponenti della Coopservice avrebbero pervicacemente e sistematicamente operato una pressante attività di lobbing nei confronti dell’Azienda ospedaliera di Cosenza volta alla spoliazione di una cospicua parte delle risorse che lo Stato destina al funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale.  

A processo ci sono i seguenti imputati: Maria Giacinta, Francesco Spadafora, Mario Veltri, Monica Fabris, Gianluca Scorcelletti, Fabrizio Marchetti, Salvatore Pellegrino, Massimiliano Cozza, Teodoro Gabriele, Achille Gentile, Giancarlo Carci, Renato Mazzuca e la Coopservice di Reggio Emilia. Nell’udienza del 22 giugno 2023, sono stati sentiti l’ex direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza Salvatore De Paola, un ex coordinatore del Sitros, un’ex funzionaria amministrativa, un primario dell’ospedale civile “Annunziata” di Cosenza e un’ex ostetrica.

In aula, i pubblici ministeri Bianca Battini e Mariangela Farro hanno esaminato l’ex direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera Salvatore De Paola. Al centro della deposizione, l’appalto contestato dalla procura di Cosenza, secondo cui, non ci sarebbe stata corrispondenza tra il monte ore lavorato e i servizi resi. Per intenderci, l’ufficio inquirente ritiene che venivano dichiarate presenze nei vari reparti (e non solo) che in realtà non corrispondevano allo stato delle cose. Un teorema accusatorio che sembra traballare viste le risposte fornite dai vari testimoni. C’è anche da dire che, tranne in due occasioni, la procura ha proposto e ottenuto, previo consenso della difesa, l’acquisizione di una serie di verbali a sommarie informazioni resi durante la fase delle indagini preliminari.

De Paola, durante l’esame, ha chiaramente detto che le 132mila ore annue previste dal bando di gara non sono mai state superate. Poteva accadere invero che un mese venivano fatturate 10 o 11mila ore lavorative e in quello successivo 9mila, ma il totale previsto dal capitolato di spesa veniva sempre rispettato. Una dichiarazione che ha indotto le difese a non porgere alcuna domanda all’ex direttore sanitario.

Poi è stata la volta di Borrelli, già referente Sitros, che in passato aveva coordinato l’attività infermieristica nel reparto di Geriatria dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza. Il compito del testimone era quello di acquisire i prospetti e constatare la regolarità del servizio svolto. Incarico che svolgeva quando subentrò alla guida proprio di Sitros per l’Azienda ospedaliera di Cosenza. Ma quando lavorava presso l’Unità Operativa Complessa di Geriatria, Borrelli ha detto di aver attestato la presenza degli Oss e dei cosiddetti “pulitori”.

Gli operatori socio sanitari avevano il compito di stare vicino ai pazienti e di aiutarli nel periodo di deambulazione. Su 20 posti letto previsti, 18 erano occupati da persone sottoposte a ricovero ospedaliero. Ha spiegato inoltre che i prospetti venivano firmati dai coordinatori infermieristici e dai primari dei reparti, a seguito dell’arrivo in ospedale di un dipendente della Coopservice, il quale portava dei modelli pre-stampati da riempire con le ore svolte dai singoli operatori, due presenti al mattino e uno nel turno pomeridiano. Quelli ovviamente della Coopservice.

Nella terza testimonianza, è stato affrontato il momento in cui l’Azienda ospedaliera di Cosenza liquidava con un acconto le fatture. Anche se la teste Multari, già dipendente amministrativa dell’Ente, sembra aver confuso il periodo nel corso del quale riteneva che vi fossero dubbi circa le modalità di attestazione delle presenze dei dipendenti di Coopservice rispetto alla congruità della somma oraria, 19.50 euro, destinata ad ogni singolo lavoratore. Cifra presente nel capitolato del 2016, oggetto d’imputazione, mentre le mansioni illustrate in udienza erano state svolte tra il 2014 e il 2015. La testimone in sostanza emetteva le fatture ma l’ultima parola l’aveva la direzione amministrativa. Il confronto tuttavia avveniva mediante l’acquisizione dei documenti incrociati che arrivano sulle scrivanie dei funzionari.

Le ultime due deposizioni hanno riguardato il primario di Cardiologia Francesco De Rosa, in carica dal 2014, con scadenza luglio prossimo, in quanto poi scatterà la pensione, e l’ex ostetrica Pugliese. Nel primo caso, il direttore ha riferito di aver sempre preso atto della presenza del personale delegato e se qualora ciò non fosse stato svolto si sarebbero rivolti all’autorità preposta. Vedeva in reparto sia gli Oss che i “pulitori”, ma non poteva verificare al 100% l’ingresso e l’uscita degli stessi. L’ultima testimone invece ha specificato che gli Oss erano sempre presenti, in quanto lei aveva la buona abitudine di prendersi le presenze di ogni turno: 8-14; 14-20; 20-8. Relativamente a chi era addetto alle pulizie ha sostenuto che le aree mediche erano sempre a posto, specialmente la sala parto, dove ovviamente ci si recava più spesso per le frequenti nascite. Il processo è stato rinviato per ulteriori testimonianze.

Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, gli avvocati Luca Acciardi, Francesco Acciardi, Nicola Carratelli, Eugenio Naccarato, Francesco Chiaia, Nicola Rendace, Francesco Testa, Enzo Aprile, Michele Zucchelli, Gino Bottiglioni, Giuseppina Caliò, Carlo Esbardo, Rolando Sepe, Federico Sirimaco, Santo Dodaro, Francesca Stancati, Francesco Boccia e Roberto Sutich.