Kamchatka, un nome che la maggior parte delle persone in Occidente collegano al famoso gioco da tavolo Risiko, è diventato virale dall’alba di ieri per il forte terremoto – il più potente mai registrato nell’estremo oriente russo – di 8,8 di magnitudo, che ha scatenato un allarme tsunami sulle coste del Pacifico.

Gli allarmi sui cellulari

L’allerta è scattata sia per la West Coast degli Usa (il presidente Trump ha consigliato alle popolazioni a rischio di mettersi al riparo) che per il Canada e anche per il Giappone, da Hokkaido alla prefettura di Wakayama. Gli allarmi hanno cominciato a risuonare in tutto lo stato nipponico fin dal mattino: alle 9:40 l’Agenzia Meteorologica Giapponese ha segnalato l’allerta tsunami, stimando l’altezza delle onde fino a tre metri di altezza. Voli cancellati, treni sospesi e un po’ di paura nel cuore pensando all’11 marzo 2011, quando un sisma di magnitudo 9,1 colpì al largo della costa di Tōhoku per interminabili sei minuti, generando un violento tsunami con onde alte fino a 40 metri.

Il social creator: «Paura ma siamo abituati»

Per fortuna questa volta, il disastro che poteva essere, non è stato. Giovanni Rattacaso, originario di Tortora e giapponese di adozione, creatore della pagina un Calabrese in Oriente e seguito su facebook da più di 100mila persone, da molti anni vive e ha messo radici nel Sollevante. «Adesso ho un senso di paura, legato all’esperienza passata. Per il resto qui c’è normalità – ci racconta -. Sul telefono ho ricevuto tanti messaggi: tutta la costa è andata in allarme. Torneremo alla normalità, poco alla volta, come sempre. Forse oggi (ieri ndr) ci sarà qualche ritardo dei treni, che saranno un po’ più lenti, ma tutto si sta già stabilizzando».

Giovanni Rattacaso, content creator di Tortora residente in Giappone, racconta l’allerta tsunami: «Paura iniziale, ma niente panico. Siamo abituati alle emergenze».

Per Giovanni, che racconta ogni giorno sui social e sul suo canale Youtube la vita in Oriente, l’allerta a causa di eventi naturali, anche potenzialmente disastrosi, è qualcosa di normale.

«Qui siamo abituati ormai: vivendo in Giappone ci si fa il callo alle scosse e alle situazioni di emergenza. E adesso che arriva l’estate c’è anche il rischio dei tifoni: non sappiamo se ne arriverà qualcuno e quanto sarà potente».

L’incubo del 2011

Il pensiero va al disastro di quattordici anni prima. «Nel 2011 l’aeroporto fu completamente invaso dalle onde: nessun aereo poté decollare e le persone dovettero rifugiarsi ai piani superiori – racconta -. Immaginate l’impatto psicologico di questo nuovo allarme, soprattutto quando si è diffusa la voce che il terremoto aveva una potenza paragonabile, anche se inferiore, a quello del 2011, che era stato devastante. All’epoca molti avevano sottovalutato la gravità della situazione, mentre questa volta è stato ordinato l’evacuazione di circa due milioni di persone che vivono lungo la costa.

Non si è creata una situazione di panico generale: chi poteva si è spostato in seconde case, in hotel o in altre zone più sicure. I treni sono stati fermati come misura precauzionale. Nella prefettura di Iwate un’onda di un metro e mezzo ha colpito la costa, mentre nel resto delle aree colpite l’altezza è stata tra 60 e 70 centimetri. Nel 2011, invece, le onde raggiunsero anche i 15, 20, fino a 30 metri: un impatto incomparabile rispetto a quanto accaduto ora. Come dicevo, vivendo in questa porzione di mondo, bisogna aspettarsi questo e altro».