giovedì,Giugno 19 2025

Guarascio, gli occhi a mandorla e il conto alla romana

– l’editoriale di Piero Bria –Il Cosenza è figlio di una politica del risparmio che ha generato disinteresse e dalla quale si pretende di raccogliere il massimo. Così si evitano fallimenti societari ma si generano quelli sul campo.Ravaglia guarda la sfera baciare il palo su un tiro di Sarno nel primo (foto fornelli)Il Cosenza di

– l’editoriale di Piero Bria –
Il Cosenza è figlio di una politica del risparmio che ha generato disinteresse e dalla quale si pretende di raccogliere il massimo. Così si evitano fallimenti societari ma si generano quelli sul campo.
foggia-cs3Ravaglia guarda la sfera baciare il palo su un tiro di Sarno nel primo (foto fornelli)
Il Cosenza di quest’anno è stato costruito senza un criterio preciso. Pensate al Foggia di ieri. Costruire un 4-3-3 con Cavallaro, Sarno e Iemmello ha un suo perché. Farlo, come avvenuto ai silani ad inizio stagione, con Alessandro, Sassano e compagnia, è un piccolo suicidio. L’arrivo di Roselli ha determinato due aspetti fondamentali: rispetto delle regole e accorgimento tattico. In pratica il “Santo” ha visto il materiale a disposizione ed ha pensato: qui bisogna prima mettere fine all’anarchia che vige nello spogliatoio e poi attuare un modulo che dia garanzie soprattutto difensive (con il Capp i silani avevano preso 16 reti in 10 gare). E gli ha detto bene sin da subito (media migliorata con 7 reti subite in 10 gare). I risultati hanno ridato fiducia e, col tempo, in molti si sarebbero aspettati un miglioramento anche sotto il profilo del gioco. Il problema è che se hai una 500 non puoi pensare di andare come una Ferrari. Il Cosenza nel suo DNA non ha i movimenti senza palla, così come le sovrapposizioni, non ha centrocampisti che si inseriscono o esterni che puntano l’uomo per arrivare sul fondo e crossare. Non abbiamo un’intesa adeguata tra i calciatori e di azioni ben orchestrate o con un’idea di base neanche a fabbricarli. Roselli ha badato al sodo perché probabilmente gli è stato detto a chiare lettere che “questi siamo” e bisogna accettare quel che passa il convento. E allora cosa chiedere più di quanto sinora fatto? La situazione è la seguente. A differenza degli altri anni abbiamo un presidente (paradossalmente dovremmo ringraziare e baciare la terra che calpesta visti i precedenti disastrosi dal 2003 al 2011) che fa quadrare i conti e per farlo si risparmia anche sul pelino d’erba del San Vito. A furia di risparmiare, però, siamo arrivati ad avere una rosa risicata di diciotto calciatori che, da ieri, contano due elementi in meno per il prossimo match (Caccetta infortunato e Ciancio squalificato). La politica del risparmio genera diversi fattori negativi. Soprattutto nel calcio. Perché se risparmi per sopravvivere difficilmente puoi costruire un progetto vincente con una squadra di vincenti. Ciò significa che sei destinato a “vivacchiare” e conseguentemente l’interesse dei tifosi diminuisce. Non solo. Risparmiando si rischia anche di non dare valore a quello che si fa. Se acquisti a zero non puoi aspettarti che il valore sia dieci. E’ come andare dai cinesi e acquistare uno smartphone con la speranza che le prestazioni siano le stesse di uno originale. Impossibile. Certo, non tutti possiamo permetterci un cellulare di ultima generazione e, visto il periodo, ci si accontenta. Ma se puoi permetterti questo non puoi aspettarti che il rendimento sia superiore al valore di acquisto (non parliamo di Bot e Cct purtroppo).
Siamo alle solite. Proviamo a sederci al tavolo dei grandi col portafoglio vuoto sperando che, alla fine della cena, non ci chiedano di pagare “alla romana”. Sarebbe un attentato alla politica del risparmio. E’ proprio il caso di cambiare tavolo e accomodarsi al fianco dei nostri “amici” con gli occhi a mandorla. Nín hǎo Guarascio Chan.
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