Nuove accuse pesanti contro il maresciallo Carmine Greco
Non solo il reato di associazione mafiosa per il maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco che deve rispondere anche di altre tre accuse molti gravi. La “sorpresa” arriva all’atto di notifica dell’avviso di conclusioni delle indagini, quando il maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco scopre di essere indagato anche per rivelazione del segreto istruttorio, omissioni
Non solo il reato di associazione mafiosa per il maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco che deve rispondere anche di altre tre accuse molti gravi.
La “sorpresa” arriva all’atto di notifica dell’avviso di conclusioni delle indagini, quando il maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco scopre di essere indagato anche per rivelazione del segreto istruttorio, omissioni d’atti d’ufficio e favoreggiamento, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Greco, come raccontato da Cosenza Channel, nei giorni scorsi ha chiesto di essere interrogato dalla Dda di Catanzaro, i pubblici ministeri Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, davanti ai quali si è difeso dalle accuse che muovono i magistrati antimafia.
Le nuove accuse al maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco
Il 7 settembre 2017 i carabinieri forestali di Spezzano Sila effettuano un sopralluogo, nel corso del quale constatano il taglio di piante ad alto fusto in contrada Macchia di San Pietro del comune di Casali del Manco in una zona di pregio rientrante nei confini del Parco Nazionale della Sila, di proprietà di una signora. Tagliate oltre 15mila piante di alto fusto.
Così il comandante regionale dei carabinieri forestali dispone un servizio di controllo nel tentativo di verificare se gli autori del taglio fossero dipendenti delle imprese dei fratelli Spadafora. Il gruppo di investigatori autorizzato a compiere tali accertamenti era formato dai carabinieri forestali di Cava di Melis, Mezzo Campo e Spezzano Sila/Camigliatello Silano.
Le informazioni riservate passate a Rosario Spadafora
Secondo le indagini della Dda, Carmine Greco «dopo avere specificato al personale delle altre stazioni di essere disponibile a partire alle ore 13 e dopo aver temporeggiato per oltre un’ora» adducendo tra le altre cose, la scusa di «dover colloquiare riservatamente con alcune persone», consentiva la partenza della colonna di personale di polizia giudiziaria solamente alle 15, la quale raggiungeva l’obiettivo», ovvero la zona da controllare «alle ore 16 senza che i militari potessero individuare gli autori dell’accertato taglio e ciò dopo avere avvisato telefonicamente Rosario Spadafora», uno dei fratelli operanti nel settore boschivo.
Le condotte di Greco non erano mirate a verificare se il taglio abusivo fosse stato fatto o a individuarne i responsabili, ma il maresciallo dei carabinieri forestali «informava gli autori del fatto di una notizia che doveva rimanere riservata» e infine «aiutava i responsabili delle imprese degli Spadafora ad eludere le investigazioni di polizia giudiziaria, che, infatti, non trovava sul posto alcun operaio intento» a tagliare le piante».
L’indagato, dunque, avrebbe salvaguardato gli interessi delle imprese boschive degli Spadafora, «di cui era al corrente della loro caratura criminosa». L’altro caso contestato a Greco, dove avrebbe informato nuovamente Rosario Spadafora di una notizia che doveva rimanere riservata, risale al 27 ottobre 2017. Qualche mese dopo si giunge al suo arresto. Ora si attendono nuovi sviluppi sul “caso Greco”. (a. a.)