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Procure “spiate”, il Riesame di Napoli dissequestra l’Stm di Pietrafitta

Il tribunale del Riesame di Napoli dissequestra l’Stm di Pietrafitta, l’azienda conosciuta nel settore delle intercettazioni ambientali e telematiche, indagata nell’inchiesta sulle procure “spiate” attraverso lo spyware “Exodus“, ritenuto non sicuro dai magistrati della procura di Napoli. L’Stm di Pietrafitta, la cui titolare è Marisa Aquino, moglie del poliziotto Vito Tignanelli – coinvolto nell’inchiesta della

Procure “spiate”, il Riesame di Napoli dissequestra l’Stm di Pietrafitta

Il tribunale del Riesame di Napoli dissequestra l’Stm di Pietrafitta, l’azienda conosciuta nel settore delle intercettazioni ambientali e telematiche, indagata nell’inchiesta sulle procure “spiate” attraverso lo spyware “Exodus, ritenuto non sicuro dai magistrati della procura di Napoli. L’Stm di Pietrafitta, la cui titolare è Marisa Aquino, moglie del poliziotto Vito Tignanelli – coinvolto nell’inchiesta della procura di Salerno, che riguarda anche il maresciallo Carmine Greco e il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla – aveva fatto richiesta di dissequestro al gip del tribunale di Napoli che, a sua volta, aveva rigettato. In sede di appello, il Tdl di Napoli ha accolto la richiesta avanzata dall’Stm di Pietrafitta, togliendo i sigilli. Tuttavia, l’Stm di Pietrafitta aspetta da circa 10 giorni che il provvedimento sia realmente efficace, in attesa della pronuncia dell’attuale amministratore giudiziario.

Cosa dice il Riesame di Napoli sull’Stm di Pietrafitta?

Il 30 ottobre scorso la settima sezione del Riesame di Napoli, collegio D, ha accolto in toto il ricorso dell’Stm di Pietrafitta. Nel provvedimento, si legge, che «l’Stm opera esclusivamente fornendo assistenza alla polizia giudiziaria presso alcune procure nelle intercettazioni ambientali e nella video sorveglianza. Inoltre fornisce alcuni motocicli alla polizia di Palermo, utilizzati in attività di pedinamento. I giudici inoltre evidenziano che «“in merito all’utilizzo della piattaforma Exodus, noleggiata dall’Esurv di Catanzaro, si segnala che le relative intercettazioni telematiche sono state terminate nel 2018. I ricavi della Stm nel 2019 sono stati ottenuti esclusivamente dai servizi resi ai tribunali di Benevento, Castrovillari e Palermo e alla Dda di Catanzaro», coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri.

La settima sezione del Riesame di Napoli, inoltre, scrive che «alla società in sequestro», ovvero all’Stm di Pietrafitta «è stata riconosciuta la facoltà d’uso dei server e la stessa ha provveduto a mettere in sicurezza, presso i server siti presso la procura di Benevento, i dati allocati all’estero, garantendo la custodia degli stessi». Secondo i giudici di Napoli cessa dunque il «periculum in mora sotteso al provvedimento cautelare reale», considerato anche che la Corte di Cassazione aveva annullato senza rinvio il provvedimento del tribunale di Benevento, ritenendo il sequestro della società non giustificato da esigenze cautelari specifiche, mentre la libertà d’impresa è espressamente considerata nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea». A leggere questo provvedimento, dunque, l’Stm di Pietrafitta potrebbe quantomeno sorridere. Ed invece le notizie non finiscono qui. 

La procura di Napoli sequestra di nuovo. Cosa bolle in pentola?

Il 5 novembre scorso, la procura di Napoli fa un passo indietro e due in avanti. Oggetto: decreto di dissequestro e restituzione cose sequestrate e decreto di sequestro probatorio. In parole povere, i pubblici ministeri Claudio Orazio Onorati e Cristina Curatoli sequestrano di nuovo Hard disk, computer, dispositivi informatici, smartphones, server e documenti contabili dell’Stm di Pietrafitta. A Marisa Aquino, tuttavia, torna la titolarità dell’azienda, ma non i beni materiali. E tutto ciò comporta di nuovo un blocco dell’operatività aziendale, già minata dai sequestri dei tribunali di Benevento e Napoli che ha avuto come effetto quello di stoppare ogni forma di rapporto lavorativo con le procure italiane.

Da oggi in poi, in teoria, l’Stm di Pietrafitta potrebbe riprendere a partecipare alle gare d’appalto, ma essendo coinvolta in due inchieste giudiziarie, difficilmente troverà una procura italiana disposta ad avviare un nuovo lavoro investigativo. E’ anche un legame fiduciario che si instaura tra chi usufruisce di servizi delicati e importanti per le indagini e chi li propone, rendendoli inaccessibili agli altri. Su questo nuovo sequestro l’Stm di Napoli farà ricorso al Riesame di Napoli. 

Ma cosa si cela dietro questa decisione della procura di Napoli? E’ evidente che le indagini sulle società Esurv di Catanzaro ed Stm di Pietrafitta proseguono a ritmo serrato. La domanda, a questo punto, è lecita: ci sono collegamenti con l’inchiesta della procura di Salerno? Di sicuro, e concludiamo, la procura di Napoli vuole capire se vi siano state memorizzazione o utilizzo indebito e illecito dei dati acquisiti con intercettazioni telematiche e se nel complesso vi siano state deviazioni organizzative nella strutturazione del servizio offerto alle procure italiane. La vicenda, insomma, non è ancora del tutto chiara.

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