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Magistrati indagati a Salerno, chiesto il processo per cinque persone

Dall’avviso di conclusioni delle indagini preliminari alla richiesta di rinvio a giudizio. E’ passato qualche mese da quando la procura di Salerno, competente per il Distretto giudiziario di Catanzaro, ha chiuso l’inchiesta sul procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, accusato di corruzione al pari di Marisa Aquino, Vito Tignanelli ed Stm, la società operante nel

Magistrati indagati a Salerno, chiesto il processo per cinque persone

Dall’avviso di conclusioni delle indagini preliminari alla richiesta di rinvio a giudizio. E’ passato qualche mese da quando la procura di Salerno, competente per il Distretto giudiziario di Catanzaro, ha chiuso l’inchiesta sul procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, accusato di corruzione al pari di Marisa Aquino, Vito Tignanelli ed Stm, la società operante nel settore delle intercettazioni telefoniche e telematiche, già coinvolta nella doppia inchiesta delle procure di Benevento e Napoli sul caso “Exodus.

LA PROCURA DI SALERNO CONTESTA LA CORRUZIONE E FALSO AL PROCURATORE CAPO DI CASTROVILLARI, EUGENIO FACCIOLLA.

Pochi giorni fa, il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Salerno, Giandomenico D’Agostino ha fissato l’udienza per il 27 novembre prossimo. Giorno in cui il pubblico ministero Vincenzo Senatore e il procuratore della Repubblica di Salerno vicario, Luca Masini formuleranno la richiesta di rinvio a giudizio non solo nei confronti di Facciolla, dei rappresentanti legali e di fatto di Stm, ma anche contro il maresciallo dei carabinieri forestale Carmine Greco e del carabiniere forestale Alessandro Vincenzo Nota. 

Come si arriva all’inchiesta di Salerno?

Le indagini su Facciolla e Greco nascono dal procedimento penale “Stige”, quando l’ufficio di procura coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri stava indagando sui fratelli Spadafora, imprenditori nel settore boschivo e originari di San Giovanni in Fiore. Secondo l’accusa, infatti, tra gli Spadafora e Greco ci sarebbe stato un accordo, finalizzato a favorire la ‘ndrangheta, interessata al taglio dei boschi. Mentre gli investigatori fanno accertamenti sul comandante della stazione di Cava di Melis a Longobucco, focalizzano la loro attenzione sul rapporto che Greco intrattiene con Facciolla che, a dire di quest’ultimo, non è mai sfociato oltre la legge.

Sta di fatto che dopo l’arresto di Greco per associazione mafiosa, poi riqualificata in concorso esterno in associazione mafiosa, la Dda di Catanzaro invia gli atti per competenza alla procura di Salerno. E qui si scatena l’inferno tra lo stesso Gratteri e il procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini che accusa il suo collega reggino di non aver inviato immediatamente il fascicolo su Facciolla a Salerno, indagando lui stesso sui rapporti tra i due. Un modus operandi non previsto dalla legge. Caso poi arrivato al Csm e archiviato dopo mesi, nel corso dei quali l’attenzione mediatica è stata molto alta, viste le rivelazioni fatte a suo tempo dal Fatto Quotidiano. 

Il maresciallo Greco si difende davanti ai pm della Dda di Catanzaro
Carmine Greco, ex comandante della stazione carabinieri forestali di Longobucco

Nel corso delle indagini su Facciolla e Greco, la procura di Salerno decide di cristallizzare la prova, chiedendo l’incidente probatorio, oggi allegato agli atti come fonte di prova. E balzano agli occhi anche altri documenti che la procura di Salerno ha raccolto in questi anni, come le informative della Squadra Mobile di Roma, datate 2016, sulle conversazioni telefoniche tra Facciolla e Nicola Inforzato, arrestato dalla procura di Roma nel marzo del 2018 con l’accusa di estorsione, essendosi finto tra le altre cose come un agente di polizia ed invece era un imprenditore. 

Agli atti, inoltre, risultano allegati anche i verbali d’interrogatorio reso da Facciolla il 17 luglio scorso, nonché un altro interrogatorio in qualità di persona informata sui fatti, reso da Massimo Varazzani, ex braccio destro del Ministro Giulio Tremonti e manager incaricato di ricoprire ruoli delicati anche nell’amministrazione pubblica, così come in società private, oggi custode giudiziario di Esurv.

Le accuse della procura di Salerno

Entrando nel merito della vicenda giudiziaria, emerge che la procura di Salerno ritiene che Facciolla abbia tratto indebitamente delle utilità dal rapporto professionale e privato con Vito Tignanelli «con il quale Facciolla intratteneva relazioni personali risalenti a circa venti anni addietro». Nel capo d’accusa, inoltre, si fa riferimento al fatto che il poliziotto in servizio presso la Stradale di Cosenza aveva conservato a casa una «copiosa documentazione affidatagli in custodia dallo stesso dottor Facciolla».

Magistrati indagati a Salerno, chiesto il processo per cinque persone
Il magistrato Eugenio Facciolla

Parliamo di tre procedimenti penali risalenti al 2016, di due risalenti al 2017 e di altri tre riferiti all’anno 2018. Tutto ciò procurando un ingiusto vantaggio patrimoniale all’Stm che tra il 2017 e il 2018 riceve dalla procura di Castrovillari sette incarichi per avviare operazioni di intercettazione, autorizzati dall’ufficio gip del tribunale di Castrovillari. Facciolla, dal canto suo, avrebbe avuto in cambio una scheda telefonica, intestata prima a Marisa Aquino e poi a lui stesso solo a partire dal 17 ottobre 2016. E non solo. Secondo i magistrati di Salerno, l’accordo corruttivo comprenderebbe l’installazione del servizio di videosorveglianza attivato nella primavera del 2017 da Stm, «in assenza di contratto o di documentazione idonea ad attestare la fornitura» relativa a due telecamere che inquadravano il parcheggio e l’ingresso dell’abitazione del magistrato cosentino. 

Il rapporto tra Greco e Facciolla

Per i magistrati di Salerno, che si rifanno alle prime indagini svolte dagli inquirenti coordinati da Gratteri, Greco e Facciolla avrebbero commesso dei falsi, consistiti nella redazione di un’annotazione nella quale fossero descritte le attività informative che il maresciallo dei carabinieri forestale aveva acquisito mesi prima nel corso delle interlocuzioni con Antonio Spadafora. Documento firmato con una data diversa, in quanto la procura di Salerno ritiene che il 31 dicembre 2017 Carmine Greco non risultava in servizio.

Sulla base dei rilievi informatici, infatti, risulta che il file sarebbe stato generato il 15 gennaio del 2018 e modificato per l’ultima volta il 19 febbraio 2018. Altro reato di falso è contestato al carabinieri forestale Nota. Vicenda che rientra nel capo d’accusa ascritto al capo della procura di Castrovillari e al comandante della stazione di Cava di Melis, situata nel comune di Longobucco. Per la procura Nota, avrebbe protocollato il documento con una data diversa da quella realmente attestata.

Facciolla e i veleni con i magistrati cosentini

Di recente, la Cassazione ha dato ragione al procuratore Facciolla, mettendo la parola fine a quella scia di veleni tra togati che avevano caratterizzato la città di Cosenza dopo la divulgazione della relazione ministeriale, firmata da Otello Lupacchini. Un documento che faceva emergere, dal punto di vista dell’attuale capo della procura generale di Catanzaro, i comportamenti scorretti di alcuni magistrati proprio nei confronti di Facciolla che a suo tempo accusò strane commistioni tra magistrati, politici ed esponenti delle forze dell’ordine. 

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