lunedì,Marzo 17 2025

Coronavirus, la Sanità cosentina chiede sicurezza

Il problema della penuria di mascherine e altri dispositivi di protezione dal coronavirus si fa sempre più diffuso. E la provincia di Cosenza, denuncia l’Usb- Personale sanitario, non fa certo eccezione. In tutto il Paese sono in aumento i casi, mentre il Cosentino per sua fortuna conta ancora solo il caso del paziente di Cetraro.

Coronavirus, la Sanità cosentina chiede sicurezza

Il problema della penuria di mascherine e altri dispositivi di protezione dal coronavirus si fa sempre più diffuso. E la provincia di Cosenza, denuncia l’Usb- Personale sanitario, non fa certo eccezione. In tutto il Paese sono in aumento i casi, mentre il Cosentino per sua fortuna conta ancora solo il caso del paziente di Cetraro. Ma se gli operatori che si stanno occupando di lui sono bardati di tutto punto per evitare il contagio, lo stesso non si direbbe dei loro colleghi sparsi sul territorio.

Niente visite ai casi sospetti di coronavirus

I pericoli in un contesto simile sono alti. L’Usb sottolinea «la necessità di tutelare medici, infermieri, tecnici e amministrativi che lavorano a diretto contatto con i cittadini». Il sindacato non usa giri di parole per descrivere come i lavoratori della Sanità si ritrovino ad affrontare l’emergenza coronavirus. «La mancanza di dispositivi di protezione individuale aumenta il rischio contagio. Al momento la scarsa o addirittura nulla applicazione dei protocolli, in alcune strutture sanitarie cosentine, rende insufficiente l’organizzazione. Sono possibili conseguenze negative per la popolazione e i lavoratori della sanità».

Il 118, subissato dalle telefonate in questi giorni, è riuscito a premunirsi per tempo dotandosi di tutto il necessario. Tutta la rete territoriale che dovrebbe supportarlo, però, non sarebbe nelle medesime condizioni, anzi. «Ad oggi le farmacie dell’Ao e dell’Asp non sono in grado di assicurare il materiale indispensabile per la protezione del personale e interi settori ne sono privi», scrive l’Usb. Il sistema che dovrebbe arginare la diffusione del coronavirus, così, va in tilt. «Ex- guardia medica e medici di famiglia si vedono costretti a rifiutare visite domiciliari in casi sospetti». E non va meglio «negli ambulatori e poliambulatori dell’Asp».

Acquisti immediati per l’Asp e l’Ao

La situazione sembra fare a pugni con le raccomandazioni dell’Oms sul coronavirus e i protocolli da adottare a tutela degli operatori sanitari. Eppure dalle loro condizioni lavorative dipende la salute di tutti. L’Usb ha un’idea ben precisa sui colpevoli: «Le inefficienze organizzative e i ritardi sono ingiustificabili, le responsabilità sono da ricercare nell’incapacità delle amministrazioni interessate». E lancia il suo appello: «Chiediamo all’Asp e all’Ao di acquisire immediatamente tutto il materiale necessario a operare in condizioni di sicurezza. Si programmino momenti di formazione, dedicati agli operatori sanitari, per ridurre i rischi e attuare al meglio i dispositivi specifici relativi al covid-19».

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