Il coronavirus può attendere? In maggioranza c’è chi si ribella
È in atto una piccola rivolta a Palazzo dei Bruzi e a guidarla ci sono sei membri della maggioranza. A scatenarla, l’esclusione dall’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale di un dibattito sul coronavirus. Sono Annalisa Apicella, Giuseppe d’Ippolito, Sergio Del Giudice, Davide Bruno, Francesco e Gisberto Spadafora, che a restare in silenzio non ce
È in atto una piccola rivolta a Palazzo dei Bruzi e a guidarla ci sono sei membri della maggioranza. A scatenarla, l’esclusione dall’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale di un dibattito sul coronavirus. Sono Annalisa Apicella, Giuseppe d’Ippolito, Sergio Del Giudice, Davide Bruno, Francesco e Gisberto Spadafora, che a restare in silenzio non ce la fanno più.
Due mesi e mezzo senza sedute sono lunghi, specie se nel frattempo è scoppiata una pandemia e di decisioni da prendere per il bene della cittadinanza ce ne sarebbero parecchie. Eppure a Cosenza nell’assemblea di lunedì prossimo – la prima dal 29 gennaio ad oggi – di Covid-19 e come affrontarlo nei prossimi mesi non si dovrebbe parlare. Un po’ come se i consiglieri eseguissero solo le volontà della Giunta, privati del compito di valutare le scelte dell’amministrazione e suggerirne di migliori. E non, a prescindere dalle appartenenze politiche, quelli che rappresentano i cittadini, ne raccolgono le istanze, ne acoltano bisogni e proposte.
Nessun dibattito finora sul coronavirus, ma i temi da affrontare non mancherebbero
I sei lasciano intuire che il malcontento per l’andazzo degli ultimi tempi non sia solo loro, anzi. Affermano che tutti i consiglieri avrebbero tante domande da porre alla Giunta. Quelle sui buoni spesa per l’emergenza alimentare, ad esempio. Con che criteri sono stati individuati i beneficiari? Quanti buoni sono stati distribuiti finora e quanti ancora devono esserlo? Come mai il Comune ha scelto di rivolgersi a un’azienda che produce i ticket invece di stamparseli da solo? Risposte che sarebbero potute arrivare se all’ordine del giorno ci fosse stato il dibattito che hanno chiesto invano, ma che promettono di provare a ottenere comunque nel consiglio di lunedì.
La misura, per Apicella, Bruno, D’Ippolito, Del Giudice e i due Spadafora, appare colma. Il dibattito politico deve ricominciare, a partire da quello sul Bilancio. I consiglieri vogliono dire la loro su come il Comune spenderà i suoi soldi, dare indirizzi precisi ai vertici del municipio. Quello, ad esempio, di destinare risorse al sostegno dell’ospedale dell’Annunziata e degli operatori sanitari che da settimane sono in prima linea nella lotta al coronavirus. Bisogna che la sala Catera ne discuta. E che la Giunta adotti comportamenti e delibere di spesa che vadano nella direzione indicata dall’aula, invece di fare tutto di testa sua.
Contabilità: dal no al “revisore di fiducia” ai dubbi sulle variazioni di Bilancio
Ma il problema non riguarda solo l’esclusione del coronavirus dai punti all’ordine del giorno. I sei promettono di non accettare a scatola chiusa la variazione di bilancio relativa al Progetto Pon Inclusione. È il più grosso finanziamento di cui è destinatario il Comune, sostengono i consiglieri, e riguarda le fasce sociali più deboli e i servizi del Welfare. Eppure l’aula si ritrova a dover discuterne perché mancano soldi. Mentre a garantire le attività dei servizi sociali – aggravate dall’emergenza in corso – sono stati professionisti che non hanno visto uno stipendio per mesi.
Apicella, d’Ippolito, Del Giudice, Bruno e i due Spadafora sono pronti a dare battaglia anche sulla nomina della nuova triade di revisori dei conti. Negli ultimi anni il collegio era interamente sorteggiato dalla Prefettura, per assicurare maggiore imparzialità rispetto a quando era un Comune a scegliere chi incaricare. Da pochi mesi, però, le cose sono cambiate. Le Prefetture continuano a sorteggiare nove nomi da un apposito albo, ma il Governo ha lasciato ai Comuni la facoltà di accettare solo i primi due estratti. E di scegliere da soli il presidente con una votazione a scrutinio segreto.
Serve la maggioranza assoluta, però, e i cinque “ribelli” fanno già sapere di essere contrari a sfruttare questa possibilità, preannunciando che il loro voto andrà al terzo nome della lista del prefetto. In un Comune che a novembre ha dichiarato il dissesto, ritengono, sarebbe come minimo inopportuno affidare un incarico fiduciario a chi dovrebbe garantire un controllo imparziale della contabilità. Come si comporteranno gli altri consiglieri nel segreto dell’urna? Se il presidente dei revisori dovesse essere un altro si avrebbe la conferma che Occhiuto può contare su più di una stampella tra i banchi dell’opposizione.