Simone, il paziente guarito dal Covid-19 dona sangue e plasma «per salvare vite»

Simone Altomare era un paziente Covid-19 di Santo Stefano di Rogliano. Uscito dal tunnel del Coronavirus, ha optato per un gesto forte. Un gesto di grande umanità e valenza sociale. Ha donato il proprio sangue e il proprio plasma «per offrire la possibilità di salvare molte vite e di aiutare chi non ha un’alternativa». Ha raccontato sui social la “fase-2” della sua avventura con il «maledetto» (come lo definisce) riscontrando centinaia di abbracci virtuali.

Il post di Simone dopo la vittoria sul Covid-19

«E’ passato quasi un mese dalla mia guarigione da questo maledettissimo COVID-19 – ha detto Simone -. Sta facendo strage in italia e nel mondo portandosi via giovani e meno giovani. Oggi (ieri, ndr) per me è stata una giornata molto intensa ed importante che vorrei condividere con tutti.
Partiamo dall’inizio. La settimana scorsa sono stato contattato dal reparto di Malattie Infettive di Cosenza dove sono stato ricoverato fino al 29 marzo. Durante la telefonata mi veniva chiesto se fossi favorevole ad effettuare delle analisi di controllo. Questo per verificare tutti i miei valori e soprattutto la questione anticorpi creati in riferimento al “maledetto”. La mia risposta è stata subito un secco si».

La plasmaferesi

«A distanza di qualche giorno venivo informato, “ringraziando dio”, che era tutto rientrato nella norma. Ero pertanto compatibile per la donazione del mio plasma – ha aggiunto Simone – e mi veniva chiesto se fossi favorevole. Ed ecco arrivato il mio secondo e secco si. Per chi non lo sapesse, la plasmaferesi è una procedura fondamentale. Consente lo sviluppo di numerosi farmaci noti come farmaci plasmaderivati ed è importante proprio perché, consentendo l’estrazione di determinate sostanze, permette la produzione di cure e terapie per tutti quei pazienti che soffrono di patologie quali anche infezioni batteriche o virali».

Primo in tutto il centrosud

Aver sconfitto il Covid-19 per Simone Altomare rappresenta un punto di partenza e non uno di arrivo. «Mentre ero sul lettino, il primario mi diceva che in tutto il centrosud ero il primo ad effettuare questa donazione per combattere il “maledetto”. Dopo tutto ciò, io in primis, spero che il mio plasma possa essere conservato in eterno. Questo con la speranza che mai nessuno a causa di questo “maledetto” ne debba fare uso. Allo stesso tempo, però, vorrei dire a tutti quelli che come me sono riusciti a guarire, di rendersi disponibili a fare questa donazione. Chi decide di donare il plasma offre la possibilità di salvare molte vite e di aiutare chi non ha un’alternativa».