Il disastro finanziario dell’Asp di Cosenza: mezzo miliardo di euro di debiti
La crisi finanziaria dell'Asp di Cosenza e le dimissioni di Mauro (dopo aver litigato con Oliverio). Nel mirino anche i contenziosi legali.
L’Asp di Cosenza era ed è in una situazione economica-finanziaria disastrosa. Gli stessi dirigenti, secondo quanto si evince nelle indagini “Sistema Cosenza”, hanno contribuito a peggiorare il quadro dei debiti, non sapendo come raccapezzarsi per venire a capo di oltre mezzo miliardo di euro di massa debitoria. Ciò dimostra come la Sanità cosentina sia stata gestita in modo scellerato. (LEGGI QUI GLI INCARICHI CONTESTATI)
Già i revisori dei conti avevano evidenziato come «molti dei crediti esposti in bilancio risalgono al 2012 ed ante, per un ammontare complessivo di circa 80milioni di euro, con riferimento a tali crediti, non è stato specificato se si è proceduto a tempestivi atti interruttivi della prescrizione, ne sono state sufficientemente indicate le regioni del loro mantenimento». E ancora: «La scelta di non cancellare tali crediti appare determinata principalmente dalla volontà di evitare un più consistente risultato economico negativo». Questi rilievi fanno parte del capo 10, contestato a Raffaele Mauro, Luigi Bruno e Francesco Giudiceandrea, accusati di falso ideologico in riferimento al bilancio del 2015. L’analisi dei revisori è ancora più dura quando scrivono che «la consistenza di molti debiti (totale complessivo 574.606.442 euro) presenta elementi di gravissima criticità, contrariamente ai crediti, la massa debitoria presenta le caratteristiche essenziali per il loro mantenimento, infatti i debiti sono certi, liquidi ed esigibili».
«Crisi irreversibile»
«L’esistenza di debiti non pagati per mancanza di liquidità, nonostante il massiccio ricorso ad anticipazioni di tesoreria, dimostra l’esistenza di una crisi irreversibile di liquidità». Motivi che avevano portato dunque il collegio dei revisori a non dare parere favorevole.
A seguito delle perquisizioni fatte dalla Guardia di Finanza nella sede dell’Asp di Cosenza, avvenute il 27 febbraio 2020, dopo aver sequestrato e analizzato una moltitudine di documenti contabili, la procura ritiene che «il bilancio del 2015 non è veridico anche nella parte in cui attesta che la situazione di cassa rilevabile dalla sezione IV-disponibilità liquide dello Stato patrimoniale era pari a 167.404.750 euro, omettendo di indicare (per mancata regolarizzazione dei sospesi) i pagamenti effettuati dal Tesoriere per assegnazioni giudiziarie per un importo non inferiore a 11.731.362 euro. Non va meglio con il bilancio del 2016. Anche in questo caso, il collegio dei revisori dei conti dà parere negativo e denuncia come «per l’anno 2016 l’ufficio legale non aveva tempestivamente trasmesso alcun elenco del contenzioso pendente né indicato le passività potenziali».
«Sono molto preoccupata»
All’interno dell’Asp di Cosenza, tuttavia, già nel 2019 si percepisce tensione e preoccupazione per i continui “blitz” della Finanza. Lo si evince, ad esempio, in una intercettazione telefonica tra Luigi Bruno e l’avvocato Daniela Aceti (non indagata), nel corso della quale il legale mostra i suoi timori, mentre il dirigente amministrativo minimizza la situazione. «Qui è un casino» dice l’Aceti e Bruno si mette pure a ridere «ahah che è successo?». «Praticamente c’è la Guardia di Finanza, è venuta da stamattina per tutti gli atti transattivi» e continua. «Hanno preso quel riepilogo che abbiamo praticamente inviato in allegato alla rendicontazione del contenzioso e quindi… forse era meglio che non ce lo mettevo sto coso».
Bruno, però, chiede perché è preoccupata e l’avvocato risponde così: «Ma sono preoccupata perché poi tra l’altro mo sono ancora sopra con questo puntiglio c’hanno chiesto tutto il contenzioso diviso per anni». Daniela Aceti, inoltre, nel corso della conversazione esprime tutto il suo disappunto: «Sono molto preoccupata, sono molto preoccupata perché se per (‘) ti ho detto io non mettermi a fare sta cosa del contenzioso» e Bruno spiega che «intanto solo tu lo potevi fare… sei l’unica persona in grado».
Il caso dei contenziosi legali
La Guardia di Finanza, a tal proposito, rileva che «venivano consegnati due diversi prospetti sul contenzioso in essere. Uno dei due elenchi era conforme a quello “ufficiale” trasmesso da Lauricella nella nota del 21 gennaio del 2019 mentre l’altro, relativo al contenzioso sorto tra il 2015 e il 2017, recava dati almeno in parte diversi. Da un riscontro a campione, si poteva verificare infatti che nel prospetto “ufficioso” erano riportate cause invece non indicate nel prospetto “ufficiale” oppure classificate in quest’ultimo come di valore indeterminato, dunque non comportanti obblighi in termini di accantonamento».
Anche nel bilancio del 2018, la procura di Cosenza ritrova profili irregolari, avendo dalla sua un’altra relazione del collegio sindacale che in sostanza esprime le stesse problematiche degli anni precedenti.
Le dimissioni di Mauro
Nell’inchiesta “Sistema Cosenza” emerge anche la complicità della politica nelle scelte dell’Asp. Fin quando al Governo c’era il Pd, ovvero prima delle elezioni Politiche del 2018, i commissari si sentivano al sicuro. Quando al potere vanno M5S e Lega cambia lo scenario. A cominciare da Raffaele Mauro che in una telefonata captata dalla Finanza, il 7 febbraio del 2019, confida a Laurina Lio di volersi dimettere. «Me ne vado» dice dopo aver parlato con l’ex sub-commissario Thomas Schael. «Mi sono seccato, sono stanco» e prosegue. «Bisogna andarsene perché sono cambiati gli equilibri politici anche a livello romano e loro vogliono liberate le poltrone, se non te ne vai tu, che non sei intelligente e lo capisci, ti cacciano loro in malo modo».
L’idea che da Roma vogliano stravolgere i quadri dirigenziali è sempre più forte e Mauro lo sottolinea: «Quelli che sono al Governo a Roma, dal ministero al resto, hanno deciso che vogliono Cosenza, se la prendessero… a mia nun mi duna nente Cosenza, se io me ne torno al mio lavoro». Se a Roma il vento era cambiato, anche in Calabria le cose non andavano per il verso giusto, tanto che Mauro dice di aver litigato con Mario Oliverio. «L’altra mattina ia truvandu i numeri e ni simu mandati a fanculo» e «questo ha accelerato anche il processo» conclude Mauro, parlando con Cesira Ariani.
L’arrivo di Sergio Diego
Al posto di Raffaele Mauro arriva Sergio Diego, il quale evidenzia il gip di Cosenza «si pone, infatti, in maniera del tutto diversa da Raffaele Mauro e fa di tutto per ridurre al minimo il rischio di rilievi, rifiutando fermamente di assumersi responsabilità per condotte poste in essere da altri e di approvare il bilancio in assenza di un provvedimento regionale che lo tuteli».
In sostanza, Sergio Diego vuole che la responsabilità venga assunta dalla struttura commissariale, ovvero dal generale Saverio Cotticelli e chiarisce, avendo quindi l’intento di fare le cose giuste, a Nicola Mastrota, altro indagato, che «a mia ca va in default l’Azienda sanitaria non me ne fotte niente».