Finisce prima del previsto la collaborazione del boss Nicolino Grande Aracri
La Dda di Catanzaro mette fine (prima del previsto) alla collaborazione con la giustizia del super boss Nicolino Grande Aracri.
Un flop bello e buono. La collaborazione con la giustizia di Nicolino Grande Aracri termina ancora prima di cominciare. Lo si apprende da una relazione pubblicata dal Corriere della Calabria che fa seguito a un’intervista rilasciata dall’avvocato difensore dello ‘ndranghetista crotonese, Sergio Rotundo a “LaC“, dove emergeva che il super boss di Cutro avesse fatto un passo indietro.
Che si trattasse di una collaborazione pesante era chiaro fin dal primo momento, in quanto la notizia del suo “abboccamento” con la Dda di Catanzaro, coordinata dal procuratore capo, Nicola Gratteri, aveva fatto il giro delle testate nazionali e internazionali. Veniva definito il “Buscetta di Calabria“, ma l’utilità non sarà la stessa. Nicolino Grande Aracri, infatti, non avrebbe affatto convinto i magistrati della Dda di Catanzaro.
I dubbi iniziali su Nicolino Grande Aracri
Cosenza Channel, sin dal primo giorno, si era posta delle domande circa la nascente collaborazione con la giustizia di Nicolino Grande Aracri, personaggio d’altri tempi, che con la sua potenza criminale, è riuscito a costruire un impero economico in tutta Italia e c’è chi dice anche fuori i confini nazionali. I dubbi, pertanto, erano legittimi. Il boss di Cutro infatti si trova in carcere da quasi dieci anni e aveva deciso di parlare con i magistrati antimafia subito dopo la decisione della Corte Costituzionale che ha bocciato l’ergastolo ostativo, ordinando al legislatore di cambiare le norme, secondo i principi giurisdizionali imposti dalla Corte Europea dei diritti umani.
Un boss del peso criminale di Nicolino Grande Aracri davvero aveva intenzione di collaborare con la giustizia? Avendo già due ergastoli definitivi, quali vantaggi avrebbe potuto avere? I pm di Catanzaro lo hanno capito probabilmente in ritardo, dando credito inizialmente al pentimento di uno degli ‘ndranghetisti più potenti del mondo. Poi, nel corso delle deposizioni, si sono accorti che qualcosa non andava e lo hanno messo nero su bianco.
Quello che c’è scritto nella relazione della Dda di Catanzaro
«Nel tempestivo ambito di valutazione delle dichiarazioni del detenuto» si legge nella relazione riportata dal Corriere della Calabria, la Dda di Catanzaro «perveniva a conclusivo giudizio di inattendibilità (rectius non credibilità) del dichiarante, con il sospetto peraltro che l’intento collaborativo celasse un vero e proprio disegno criminoso». I magistrati Gratteri, Guarascio e Sirleo, dunque, ritengono che «le dichiarazioni» di Nicolino Grande Aracri «risultano prive di sviluppo investigativo ed anzi, le stesse, devono essere riferite ad una fonte di prova dichiarativa non credibile».
L’ufficio antimafia del capoluogo di regione, in definitiva, ha ritenuto non veritiero che Nicolino Grande Aracri fosse all’oscuro di una serie di omicidi avvenuti negli anni passati – quelli di Franco Arena, Antonio Macrì, Raffaele Dragone, Antonio Dragone, Rosario Ruggiero e Pasquale Nicoscia – per il semplice fatto che chi collabora realmente con la giustizia aggiunge sempre particolari (inediti o confermativi delle indagini svolte in precedenza dalla polizia giudiziaria) sulle modalità omicidiarie che nel caso di Nicolino Grande Aracri erano carenti.