giovedì,Ottobre 10 2024

“Acheruntia”, in aula la presunta estorsione sul pellet a Camigliatello

Il processo "Acheruntia" tratta anche una presunta estorsione che sarebbe stata commessa ai danni di un commerciante di Camigliatello Silano.

“Acheruntia”, in aula la presunta estorsione sul pellet a Camigliatello

Il processo “Acheruntia“, rito ordinario, è tornato in aula per il controesame dei difensori relativamente alla testimonianza di un commerciante di Camigliatello Silano che nel 2014 vendeva pellet in tutta la zona. La merce, però, veniva acquistata all’ingrosso dal figlio di Adolfo D’Ambrosio, quest’ultimo esponente del clan “Lanzino” di Cosenza, che prima della fine dell’udienza ha fatto alcune dichiarazioni spontanee in merito alle contestazioni addebitategli dalla procura antimafia di Catanzaro, rappresentata nel procedimento penale dal magistrato Pierpaolo Bruni, attuale procuratore capo di Paola.

L’imprenditore, parte offesa nel procedimento, nel gennaio del 2020 aveva riferito di aver avuto paura di Cello e D’Ambrosio che, a suo dire, gli avrebbero imposto l’acquisto del pellet, che, per la pubblica accusa, era di scarsa qualità. Le difese interessate alle posizioni dei due imputati – gli avvocati Cesare Badolato e Francesco Calabrò – hanno posto domande specifiche circa le dichiarazioni rese all’epoca dal testimone, rilevando diverse incongruenze con quanto riferito davanti ai magistrati e ai carabinieri nel periodo delle indagini preliminari. Il presidente del collegio giudicante, Carmen Ciarcia, inoltre, ha sollecitato il teste a chiarire il contenuto delle affermazioni fatte in precedenza.

Prima della conclusione della seduta processuale, l’imputato Adolfo D’Ambrosio ha precisato che “con questo signor Chiappetta avevo intrapreso un’attività di pellet, agli atti risultano tre episodi fatturati, dove esisteva un guadagno minimo, quantificato in 270 euro a fornitura. Posso assicurarle presidente, che non ho minacciato nessuno, il mio unico obiettivo era quello di stare vicino a mio figlio, forse questo dava fastidio a qualcuno. Il signor Chiappetta – ha aggiunto D’Ambrosio – aveva garantito di avere una certa vendita di pellet. Mai dato uno schiaffo, si trattava soltanto di una trattativa commerciale e mi è dispiaciuto dover chiudere l’attività a mio figlio, al quale volevo dare un futuro. Questo non significa essere mafioso“. Emessa infine una sentenza di non doversi procedere nei confronti di un imputato, G. T., deceduto di recente.

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