Tentato omicidio a Cosenza, il pentito: «Il mandante è Maurizio Rango»
Vincenzo De Rose racconta alla Dda di Catanzaro il ferimento a colpi d'arma da fuoco di un soggetto finito nel mirino dell'allora capo degli "zingari". Ecco le sue dichiarazioni
Spacciatore sì, ma conoscitore anche di tanti eventi criminali che hanno caratterizzato in negativo gli ultimi anni della città di Cosenza. Vincenzo De Rose, ex pusher del clan “Abbruzzese“, legato da rapporti criminali fino al 2015 con Celestino, alias “Micetto“, è un pentito di ‘ndrangheta, che riferisce cose per averle viste con i suoi occhi o, come si dice in gergo, per averle apprese “de relato“.
I verbali di Vincenzo De Rose
In uno dei verbali più recenti, agli atti della maxi inchiesta sugli arresti a Cosenza, il pentito parla anche di un tentato omicidio avvenuto a Cosenza tra il 2014 e il 2015 ai danni di Pasquale Bruni, non il soggetto legato alla famiglia “Bella bella”, ma De Rose lo indica quale soggetto operante nella vendita di auto. «Con lui ho avuto a che fare nel senso che in un periodo ho spacciato per lui, nel 2013, cocaina, hashish e qualche volta marijuana».
Secondo il collaboratore di giustizia, «Pasquale Bruni si riforniva da Daniele Lamanna a Cosenza, mentre altre volte si riforniva a Roma quando viaggiava per le auto della concessionaria». In altre circostanza – aggiunge Vincenzo De Rose «la droga gliela fornivano due fratelli di Commenda di Rende» che farebbero parte del gruppo «di Umberto Di Puppo“. Di recente, secondo quanto dichiarato dal pentito, «Pasquale Bruni spaccia prendendo la droga da Mario “Renato” Piromallo”».
La sparatoria a Cosenza ai danni di Pasquale Bruni
Fatta questa premessa, Vincenzo De Rose va al nocciolo della questione. «Sono a conoscenza del fatto che Pasquale Bruni ha subito un attentato tra il 2014 e il 2015, per come mi è stato riferito dallo stesso Pasquale Bruni». Il giorno dopo, a dire del collaboratore di giustizia cosentino «Pasquale Bruni mentre ero in compagnia di mio fratello Francesco, mi ha raccontato che sono passate due persone su una motocicletta, che hanno fatto due giri e, al ritorno, quello che era seduto dietro gli ha sparato con una pistola da dietro la vetrina senza colpirlo, tanto è vero che hanno attinto la moglie o la moglie del cugino ad una gamba di striscio. Tutti e due avevano il casco senza visiera, tanto è vero che lui ha potuto riconoscere» un altro collaboratore di giustizia, Francesco Noblea, che «guidava la moto» e chi ha materialmente sparato. De Rose, inoltre, chiarisce che questa dinamica dei fatti sarebbe stata confermata dallo stesso Noblea in carcere, specificando «che il mandante della sparatoria era stato Maurizio Rango».
L’aggressione a Francesco Noblea
I riferimenti al tentato omicidio proseguono con l’aggressione allo stesso Noblea che sarebbe stata perpetrata dallo stesso Pasquale Bruni e da soggetti a lui vicini. «Io ho assistito personalmente a questa scena» chiarisce Vincenzo De Rose. «Pasquale Bruni il giorno successivo mi disse che secondo lui il mandante era stato Maurizio Rango che si trovava nella pizzeria venti minuti prima della sparatoria, praticamente loro entravano quando lui usciva; la ragione per la quale Maurizio Rango ce l’aveva con lui era per affari di droga; in quanto Rango pensava che Bruni la prendesse sotto banco».
Conclude Vincenzo De Rose: «Sono venuto a conoscenza del fatto che, dopo un paio di giorni che li cercavano, si è messo in mezzo Renato Piromallo che è andato a parlare con il padre di Pasquale Bruni e insieme sono andati dagli zingari. In particolare si sono riappacificati con Maurizio Rango».