Quei colloqui “segreti” tra l’ex boss Franco Pino e i magistrati
Agli albori della collaborazione, il pentito sarebbe stato interrogato per mesi senza il suo avvocato che ora chiede la nullità del processo Lenti-Gigliotti
Agli albori della sua collaborazione con la giustizia, tra il 1995 e l’anno successivo, l’ex boss cosentino Franco Pino è stato interrogato più volte dai magistrati. E fin qui nulla di strano. Il punto è che alcuni di quei colloqui investigativi, protrattisi per mesi e mesi, si sarebbero svolti senza la presenza del suo difensore di fiducia. Solo lui, i pm e le forze dell’ordine.
A denunciarlo è stato l’avvocato Vittorio Colosimo, storico difensore di Pino, durante il processo d’appello che tenta di far luce sull’uccisione di Francesco Lenti e Marcello Gigliotti. Si tratta di un duplice omicidio consumato a Cosenza nel febbraio del 1986 che, in primo grado, ha segnato la condanna all’ergastolo di Francesco Patitucci e quella a otto anni dello stesso Pino in qualità di mandante.
Durante l’udienza in programma stamane a Catanzaro, Colosimo ha avanzato una richiesta di rinnovazione dell’istruttoria per raccogliere proprio le dichiarazioni del suo cliente su quegli interrogatori “apocrifi” dei quali solo ora è venuto a conoscenza in modo casuale. A rivelarglielo è stato proprio Pino alcune settimane fa, a seguito di un colloquio avuto con lui a Cosenza a margine del processo Bergamini nel quale l’ex boss è stato sentito come testimone.
In quell’occasione, Pino gli ha indicato anche le location nelle quali si sarebbero svolti gli incontri con magistrati e forze dell’ordine: la scuola di polizia di Vibo Valentia, la caserma dei carabinieri di Aprigliano e quella di Bologna, sede in cui sarebbe stato assistito da un avvocato scelto dal pubblico ministero. In quelle sedi, fra le altre cose, la Dda dell’epoca gli avrebbe fatto domande anche sul caso Lenti-Gigliotti, il che secondo Colosimo si ripercuote in modo nocivo sul procedimento in corso che, peraltro, vede altre due persone a giudizio in abbreviato.
Non a caso, nella sua richiesta inoltrata al sostituto procuratore generale e ai giudici della Corte d’assise d’appello, l’avvocato catanzarese chiede «l’annullamento del processo» in ragione «della violazione del diritto di difesa garantito all’imputato». Al riguardo, il presidente della Corte si è riservato la decisione che renderà nota il 17 gennaio, in occasione della prossima udienza. Qualora la richiesta di Colosimo dovesse essere accolta, il romanzo sulla gestione tribolata del più importante pentito di ‘ndrangheta di Cosenza potrebbe arricchirsi di un nuovo capitolo.