domenica,Settembre 8 2024

Celestino Abbruzzese e le “turbolenze” tra gli “zingari” e Porcaro: il racconto

Il pentito riferisce alla Dda di Catanzaro di un fatto che sarebbe avvenuto in un cantiere "coperto" dal presunto boss di Cosenza

Celestino Abbruzzese e le “turbolenze” tra gli “zingari” e Porcaro: il racconto

Nel presentare la richiesta di misura cautelare all’ufficio gip di Catanzaro, la Dda coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri, ha descritto ampiamente la storia della ‘ndrangheta cosentina, partendo dai processi che sono stati definiti con sentenze passate in giudicato. Il secondo capitolo della “premessa” è stato dedicato invece al contributo dichiarativo offerto dai collaboratori di giustizia. Ben quindici prima che Ivan Barone e Danilo Turboli, entrambi indagati in “Reset“, decidessero di “saltare il fosso”.

Come illustrato nei servizi precedenti, la Dda di Catanzaro punta molto su Celestino Abbruzzese, alias “Micetto“, meglio conosciuto come “Claudio“. Si tratta di un esponente della famiglia Abbruzzese “Banana” che nel 2018, dopo la sentenza di condanna per narcotraffico inflittagli nel processso “Job Center”, sceglie la strada della collaborazione con la giustizia, unitamente alla moglie Anna Palmieri. I guai per il clan degli “zingari” cominciano in quel momento. Nel giro di tre anni arrivano due operazioni antimafia che disarticolano il gruppo.

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Se “Testa di Serpente” mina a demolire le fondamenta del presunto sodalizio mafioso, avendo ottenuto la custodia in carcere dei figli di Fioravante Abbruzzese, ritenuto il fondatore del gruppo, “Reset” include in sostanza tutti i soggetti che avrebbero alimentato la forza intimidatrice dei “Banana“, legati, secondo la Dda di Catanzaro, soprattutto alla consorteria capeggiata dal presunto boss Roberto Porcaro.

Il compito di Celestino Abbruzzese è quello di raccontare fatti-reato di sua conoscenza, sia commessi da lui che da parenti e amici. Così, oltre a descrivere le condotte relative al traffico di droga, riferisce delle turbolenze tra il gruppo degli zingari e quello degli italiani. Il presunto contrasto nascerebbe da un fatto avvenuto in un cantiere “coperto” da Roberto Porcaro. Il presunto autore, in quel caso, avrebbe portato via del materiale senza pagarlo.

Il racconto di Celestino Abbruzzese

Micetto” racconta che «quelli del cantiere hanno chiesto l’intervento di Porcaro che è andato con mio fratello Luigi per intimare di andare a pagare o restituire il materiale, in quel frangente si picchiarono tra loro. Mio fratello era li perché per quanto riguarda le questioni degli zingari mio fratello interveniva sempre, in virtù degli accordi presi con Porcaro. Io ho appreso questa cosa da mio fratello Marco e da mio cugino Leonardo Bevilacqua. Mio cugino lamentava che gli italiani davanti a lui, a mio fratello Luigi, facevano gli abusi sugli zingari e Luigi non reagiva. Questa cosa l’ho domandata anche a mio fratello Marco ricordandogli che nostro padre difendeva gli zingari dagli italiani, e ora invece gli zingari stessi picchiano altri zingari davanti agli italiani. Marco mi ha risposto che se abbiamo problemi con gli italiani e interviene Roberto Porcaro questi li picchia gli italiani davanti a noi e quindi noi dobbiamo fare la stessa cosa. Questa cosa l’ho saputa da Francesco Abbruzzese alias “yoyò” e da lui ho saputo che volevano andare sotto casa di Porcaro per sparargli ma mio fratello li ha bloccati…».

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