41 bis e non solo: i ruoli di Patitucci, D’Ambrosio, Presta, Di Puppo, Abruzzese e Piromallo
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nel decreto che dispone il carcere duro per quattro esponenti della 'ndrangheta cosentina, analizza anche altre posizioni
Nel decreto che dispone il regime del carcere duro a Marco Abbruzzese, ritenuto una delle figure apicali della presunta cosca dei “Banana” di Cosenza, il ministro della Giustizia Carlo Nordio evidenzia anche altri aspetti che riguardano la ‘ndrangheta cosentina. Secondo il Guardasigilli, condividendo le richieste avanzate dalla Dda di Catanzaro e dalla Direzione Nazionale Antimafia, «risulta indispensabile il trattamento penitenziario delle persone» oggetto di istanza di 41 bis, «al fine di escludere o quantomeno limitare, i contatti tra loro, sospendendo l’applicazione di talune ordinarie regole di trattamento e di alcuni istituti previsti in generale dall’ordinamento penitenziario».
Il ricorso al 41 bis contro Marco e Luigi Abbruzzese, Francesco Patitucci e Adolfo D’Ambrosio, «deve ritenersi quanto mai attuale e necessario attese le caratteristiche, le modalità operative, il radicamento sul territorio del fenomeno criminale mafioso e delle associazioni in genere che si propongono di porre in essere delitti in forma organizzata e dunque di destibilizzare in forma diretta o indiretta le istituzioni democratiche contrapponendosi ad essere, ovvero permeandone la struttura ed inquinando l’azione dei pubblici poteri, anche influendo sui procedimenti per la concessione di beni e di servizi e sulla aggiudicazione e gestione di appalti e pubbliche forniture».
I ruoli delle figure apicali della ‘ndrangheta cosentina
Il ministro Nordio, nel provvedimento firmato da via Arenula, ricorda anche le figure di Francesco Patitucci, Mario “Renato” Piromallo, Luigi Abbruzzese alias “Pikachu”, Adolfo D’Ambrosio, Michele Di Puppo, Tonino Presta e Antonio Abruzzese. Nel caso di Patitucci evidenzia come l’imputato di “Reset” sia il capo della presunta confederazione mafiosa cosentina. «Egli si pone a capo dell’associazione in diretta continuità e prosecuzione dell’associazione di tipo mafioso tradizionalmente diretta da Ettore Lanzino e già giudiziariamente riconosciuta, rispetto alla quale lo stesso Patitucci è stato condannato nella sua veste di organizzatore e reggente fino al 5 dicembre 2011».
Il ministro si concentra anche su D’Ambrosio: «Dal giorno stesso della sua scarcerazione – avvenuta il 13 luglio 2019 – organizza e tiene riunioni di ‘ndrangheta per impartire direttive ai sodali sui rapporti da mantenere con gli appartenenti alle altre articolazioni della medesima associazione ed in ordine ai reati da perpetrare sul territorio» sottolinea il Guardasigilli. D’Ambrosio, inoltre, «assicura gli introiti destinati ad implementare la cassa comune dell’associazione criminale e si occupa del mantenimento dei carcerati appartenenti all’associazione».
Michele Di Puppo invece viene indicato quale «capo, organizzatore e promotore dell’associazione», nonché «in strettissimo e diretto rapporto con Francesco Patitucci, con il quale condivide le più importanti linee strategiche associative». Di Puppo «ha acquisito nel tempo quantomeno la dote di ‘ndrangheta della “Stella“, assumendo il ruolo di direzione dell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende». Tonino Presta «è il reggente dell’omonima organizzazione, per formale investitura di Franco Presta, nonché è il contabile del gruppo» in quanto «presiede alle affiliazioni al proprio gruppo, al pagamento degli stipendi ed al mantenimento dei rapporti con i recenti criminali omologhi cosentini, provvedendo anche a dirimere i conflitti insorti».
Luigi Abbruzzese, fratello di Marco, «è il “reggente” del gruppo” degli zingari di Cosenza, «occupandosi di dirigere tutte le attività delittuose, dall’esecuzione delle attività di estorsione e di usura anche in condivisione e spartizione con il gruppo degli italiani, alla partecipazione in fatti di sangue, fino al controllo del traffico di sostanze stupefacenti mediante il presidio delle piazze di spaccio ed individuazioni dei canali di approvvigionamento».
Poi c’è Piromallo che «agisce con alto grado di autonomia, rispettando la figura di capo di Francesco Patitucci e riconoscendosi alla pari degli altri principali luogotenenti, avendo la capacità di organizzare da solo, anche summit di ‘ndrangheta per la definizione di accordi ed alleanze interne». Nel decreto si fa riferimento alla “riunione” con D’Ambrosio e al fatto che Piromallo abbia voluto contenere «anche la supremazia di luogotenenti emergenti come Roberto Porcaro». Infine, si parla anche di Antonio Abruzzese, figlio di Giovanni alias “il Cinese“. «Nella sua qualità di organizzatore dell’associazione, per la cui stabile operatività si adopera nella commissione di specifiche azioni esecutive del programma associativo, in ambito di traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni».