Traffico di rifiuti in Calabria: le ipotesi investigative contro Oliverio e i fratelli Vrenna
Nell'inchiesta sono indagati anche Pallaria e l'ex assessore regionale all'Ambiente Antonietta Rizzo
L’indagine “Glicine“, coordinata dalla procura di Catanzaro, vede coinvolti anche l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, gli imprenditori Vrenna di Crotone e altri indagati in qualità di dirigenti della Regione Calabria nell’ambito dell’ipotesi di reato previsto dall’art. 452 quaterdicies del codice penale, ovvero di una presunta attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. I fratelli di Vrenna non rispondono invece di reati aggravati dall’agevolazione mafiosa.
Nel capo d’imputazione, sono indagati anche l’allora direttore generale della Presidenza della Regione Calabria Domenico Pallaria, l’ex assessore regionale Ambiente Antonietta Rizzo, Alessandro Brutto (legale rappresentante di EWaste Srl, società proprietaria della discarica di Celico e titolare delle quote della Ekrò), Valentino Bolic (consigliere d’amministrazione di Sovreco Spa), Vincenzo Calfa (amministratore delegato di Sovreco Spa), Orsola Reillo (direttore generale del Dipartimento ambiente e territorio della Regione Calabria) e Antonio Augruso (dirigente del Dipartimento ambiente e territorio della Regione Calabria). Ai soggetti privati, la Dda di Catanzaro contesta il fatto di aver ottenuto ingiusti profitti nonostante le prestazioni fornite non fossero conformi a quelle dovute, monetizzando quindi le tariffe di smaltimento dei Rsu.
A ciò si aggiunge per i gestori delle discariche «profitti legati all’incameramento delle tariffe di conferimento dei rifiuti urbani, nonostante a detti impianti fosse preclusa la possibilità di introitare rifiuti non trattati, i quali venivano fittiziamente» a dire della magistratura antimafia di Catanzaro, «lavorati dagli impianti TMB in guisa da essere classificati con codici CER». Per chi indaga, dunque, Oliverio avrebbe tratto vantaggi da tutto ciò, mantenendo inalterata la sua credibilità politica «rispetto al corpo elettorale», rivendicando «l’apparente corretta gestione dei rifiuti».
Nel mirino della Dda di Catanzaro, seguendo le presunte condotte illecite degli indagati, sono finiti: la discarica di Crotone, la discarica di Celico e l’impianto TMB di Rossano. A Gianni e Raffaele Vrenna viene contestato il fatto di aver ottenuto dalla politica gli appalti per la gestione degli impianti TMB «attivandosi per assicurare alle società dei rispettivi gruppi, loro riconducibili, un ruolo di monopolio nella gestione dei RSU», sollecitando, tra le altre cose, «l’emanazione di leggi regionali, in ordine alle quali si accordavano per redigere essi stessi gli articolati, in guida da superare l’impasse normativo legato al divieto di costruzione di nuovi impianti di discarica».