Le ricette del professor Aiello per lo sviluppo della montagna
Il docente Unical, ospite dei Rotary club cittadini, ha spiegato come destagionalizzare agricoltura e turismo sull'esempio di Trentino e Friuli
Conversazione con il prof. Francesco Aiello, ordinario di Politica Economica all’Università della Calabria, promossa dai Club Rotary Presila Cosenza est, Florense San Giovanni in Fiore, Rogliano Valle del Savuto, Mendicino Serre Cosentine, Cosenza Sette Colli. L’attenzione, stante la scarsa cura verso la nostra montagna, è stata posta sulle azioni concrete possibili per favorirne lo sviluppo economico.
Ad introdurre i lavori il padrone di casa, il Presidente Roberto Miniaci, seguito dagli interventi dei Presidenti degli altri club, rispettivamente Giovanna Oliverio, Angela Gallo, Antonio Basile e Francesco Bozzo. A Luigi Zaccaro, architetto ed esperto di temi legati al territorio, il compito di moderare il dibattito. Il prof. Aiello, in premessa, ha passato in rassegna alcune caratteristiche comuni tra le regioni al fine di documentare che anche in Calabria è possibile promuovere, a determinate condizioni, uno sviluppo virtuoso capace di incidere sulla crescita economica di medio-lungo periodo, colmando, quindi, il divario con il resto del Paese. Il binomio montagna ed economia, secondo Aiello, rimanda alle regioni che in Italia detengono il primato nello sviluppo economico che è anche trainato dal turismo invernale. È il caso, in primis, del Trentino-Alto Adige e della Valle d’Aosta, ma anche della Lombardia e del Veneto.
Tuttavia, quel modello di sviluppo della montagna non è esportabile in altre regioni perché è fortemente legato alle specificità di quelle montagne. È, però, un caso di successo da guardare con attenzione perché dimostra che anche in condizioni orografiche estreme, lo sviluppo in montagna è possibile. Si tratta di casi territoriali di virtuosismo imprenditoriale che contribuiscono a superare la percezione di marginalità economica che culturalmente associamo alla montagna. Analizzando i dati dell’economia delle montagne e, quindi, anche di quelle calabresi, appare evidente come a predominano siano le attività agricole e turistiche, poiché le difficoltà di accessibilità rendono poco competitive le agglomerazioni spaziali di imprese attive nei settori industriali. Agricoltura e turismo sono, però, settori ad elevata stagionalità e, quindi, a limitata capacità di garantire flussi di reddito regolari. Il primo obiettivo per consentire ad una montagna di crescere in senso economico è, quindi, di superare il vincolo della stagionalità e di puntare ad attività economiche continue e non limitate a brevi periodi dell’anno.
Occorre perciò preliminarmente irrobustire la cultura imprenditoriale e promuovere la cooperazione tra operatori per superare gli ostacoli della perifericità attraverso progetti di sistema e con mirate campagne di comunicazione e di marketing territoriale. Non meno importante è la cooperazione privato-pubblico finalizzata all’offerta di servizi collettivi e ad aumentare la dotazione infrastrutturale, senza la quale è più difficile competere con le aree urbane.
Passando in rassegna i settori del possibile ed auspicale sviluppo economico montano, il prof. Aiello, ha sottolineato che in Sila bisogna principalmente puntare sul turismo di nicchia. Una nicchia di turismo di estremo interesse è quella legata al cicloturismo che in molte montagne europee e italiana sta innescando processi di crescita economica. Le caratteristiche di questo mercato sono affascinanti, continua Aiello: Gli utenti sono ad elevata capacità di spesa; le attività non hanno vincoli di stagionalità, poiché è uno sport che si può svolgere per molti mesi dell’anno. In estrema sintesi, la tesi del Prof. Aiello, è che oggi si rende necessario identificare un’attività per consentire alla Sila di essere posizionata in qualche nicchia di mercato del turismo. Puntare seriamente sul cicloturismo può consentire alla Sila di essere riconosciuta nel mercato nazionale. Il successo dipenderà anche dalla capacità dei privati di fare rete e di predisporre le condizioni minime per potenziare l’attrattività del territorio all’interno del settore della bike economy