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Il gruppo Meduri, dal “sottobanco” alle piazze di spaccio di Cosenza e dintorni

Già negli atti di Reset emergevano accertamenti investigativi sul presunto sodalizio dedito al narcotraffico. Ora in Recovery la tesi investigativa del coinvolgimento di Filippo e non solo

Il gruppo Meduri, dal “sottobanco” alle piazze di spaccio di Cosenza e dintorni

Che vi fossero elementi indiziari sul presunto gruppo Meduri, in particolare su alcuni soggetti indicati dalla Dda di Catanzaro come vicini al sospetto capo Filippo, era noto già dall’inchiesta Reset. Nelle carte dell’inchiesta, quelle contenute nella discovery dell’udienza preliminare, emergevano profili investigativi che facevano ipotizzare un coinvolgimento di Meduri e altri indagati di Mendicino e dintorni in un presunto sodalizio dedito al narcotraffico. Contesto relativo al traffico di stupefacenti che si sarebbe sviluppato, secondo le emergenze investigative, dalla provincia di Reggio Calabria alla provincia di Cosenza.

Il gruppo Meduri, dai pentiti alle indagini

Nell’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere, il gip Arianna Roccia ha ricostruito e condiviso le tesi investigative della Dda di Catanzaro. Impianto accusatorio confermato anche dal Riesame di Catanzaro. Nel provvedimento eseguito a metà del mese di maggio del 2024, il giudice cautelare ha valorizzato le indagini coordinate dai pubblici ministeri Vito Valerio e Corrado Cubellotti, riportando le parti in cui alcuni collaboratori di giustizia parlavano di Filippo Meduri e dei suoi fratelli.

Inoltre, il gip ha fatto riferimento anche al ferimento di Pietrangelo Meduri, conosciuto come Piero, durante la celebrazione di un funerale a Cosenza, che sarebbe stato commesso dai fratelli “Banana“, Nicola e Luigi Abbruzzese. Un fatto, e circostanze annesse, venuto a galla pure nel processo ordinario di Reset, in corso di svolgimento nell’aula bunker di Lamezia Terme.

Un “sottogruppo” del clan degli italiani

Nell’inchiesta Recovery il presunto gruppo Meduri viene inserito come “sottogruppo” della più ampia associazione a delinquere dedita al narcotraffico guidata, per la Dda di Catanzaro, da Francesco Patitucci, considerato il capo della presunta confederazione mafiosa di Cosenza, argomento trattato di recente dal collaboratore di giustizia Ernesto Foggetti nell’udienza dibattimentale presieduta dal presidente Carmen Ciarcia a Lamezia Terme.

I contatti di Filippo Meduri, da Africo Nuovo alla provincia di Cosenza

Per la magistrata Arianna Roccia, le intercettazioni disvelerebbero il coinvolgimento, nelle attività di spaccio, di Filippo Meduri e di altri soggetti del suo nucleo familiare, nonché di Antonio Segreti e di altri indagati, come i reggini Francesco La Cava, Giuseppe La Cava e Salvatore La Cava di “Africo Nuovo”, individuati come cugini di Filippo Meduri.

Gli accertamenti tuttavia avrebbero evidenziato rapporti di natura illecita anche con Cosimo Abbruzzese, detto Cocchino, nonché con Antonio Bevilacqua, conosciuto come “Il topo“. Queste persone, secondo il gip, avrebbero assunto il ruolo di fornitore del gruppo Meduri e lo stesso Filippo avrebbe distribuito lo stupefacente agli altri presunti componenti del sodalizio per la successiva vendita al dettaglio.

La riunione nel 2021

Il gip Roccia ha ritenuto emblematica «la conversazione tra presenti del 14 luglio 2021, nel corso della quale si evinceva come Filippo Meduri avesse indetto una riunione nella sua abitazione alla quale partecipavano i fratelli, Alessandro e Pietrangelo, nel corso della quale Filippo riepilogava l’attività di spaccio del gruppo, chiedendo conto ai fratelli della movimentazione dello stupefacente, all’indomani di una partita ricevuta da Salvatore e Giuseppe La Cava e, contestualmente, redigendo una sorta di contabilità».

Gli altri soggetti, definiti pusher dell’organizzazione, sarebbero: Enzo Bertocco, Maurizio Della Cananea e Rolando Liguori. Ciò si desumerebbe «dai numerosi e consistenti acquisti di sostanza stupefacente dai medesimi effettuati (e per i quali i pusher maturavano anche dei debiti); sostanza destinata ad essere reimmessa sul mercato, per stessa ammissione degli stessi indagati».

Il ferimento durante il funerale

Uno dei primi ad aver parlato del tentato omicidio di Pierino Meduri è stato il pentito Silvio Gioia, il quale aveva spiegato anche i motivi da ricondurre al fatto che Meduri avrebbero fatto il cosiddetto “sottobanco“. «Relativamente al ferimento di Pierino Meduri, questo è avvenuto nel gennaio 2013 in occasione» di un funerale «tenutosi al secondo lotto di via Popilia. Ricordo, perché ero presente in quanto partecipante al funerale, che mentre si muoveva il corteo funebre ho notato Luigi e Nicola Abbruzzese figli di “Banana” ed il loro cognato Antonio Abbruzzese figlio di Giovanni, che discutevano animatamente con Pierino Meduri. Dopo qualche minuto ho avvertito delle esplosioni di colpi di arma da fuoco e subito dopo ho visto allontanarsi i tre Abbruzzese citati a bordo di una Fiat Punto abart di colore nero con inserite nella targa le sigle CZ. Nell’immediatezza apprendevo che era stato ferito Meduri con colpi di pistola sparati da Nicola Abbruzzese».

Sul fatto aveva reso propalazioni anche Anna Palmieri, moglie di Celestino Abbruzzese, alias “Micetto“, mentre Marco Paura aveva dichiarato di essere a conoscenza dell’attività di spaccio dei Meduri.

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