Processo “Reset”, un pentito parla della pace mafiosa del 2006 a Cosenza
In aula la testimonianza di Ernesto Foggetti, Massimo D'Ambrosio ai domiciliari con il braccialetto elettronico e Colasuonno fa dichiarazioni spontanee
La pace mafiosa del 2006, con Gianfranco Bruni e Francesco Patitucci da un parte, quella degli “italiani”, e Michele Bruni alias “Bella Bella” e Maurizio Rango dall’altra, in rappresentanza degli zingari. Un summit di cui Ernesto Foggetti ha percepito solo l’odore – «Stavo fuori a sorvegliare la zona» – e del quale ha riferito oggi in aula nell’ambito del maxiprocesso “Reset”. Era lui il testimone del giorno, di scena nell’aula bunker di Lamezia. Collaboratore di giustizia dal 2014, più che sull’attualità immortalata dalle indagini, poteva riferire solo sugli antefatti.
L’ultimo che vide Luca Bruni
Già spacciatore per conto dei “Bella bella“, peraltro suoi parenti, ha assistito da vicino al declino della storica famiglia, cominciato nel 2010 con la morte per cause naturali di Michele Bruni e culminato, l’anno successivo, nell’eliminazione di suo fratello Luca, l’erede designato. Proprio Ernesto Foggetti è l’ultimo volto amico che Luca Bruni incontra il 3 gennaio del 2011, prima di andare incontro al suo destino. La sua uccisione, associata a un grande tradimento, sarà la molla che, di lì a poco lo proietta sulla strada della diserzione suo cugino. «Da allora ho cominciato a distaccarmi. E poi sono arrivato a collaborare».
Da Roberto Porcaro ad Adolfo D’Ambrosio
Il pm Corrado Cubellotti lo ha impegnato in una carrellata nomi della malavita dei tempi suoi, sia cosentina che rendese, che a ben vedere sono gli stessi di oggi. Da Patitucci a Roberto Porcaro, passando per Michele Di Puppo e Adolfo D’Ambrosio. E poi gli ha fatto una serie di domande sulle elezioni comunali di Rende, in particolare quelle che nel 2012 segnano l’elezione a sindaco di Marcello Manna. «Francesco Porco mi chiese il voto per Manna, so che anche mio cugino Adolfo Foggetti si muoveva in questa direzione».
Il controesame
Che abbia parlato solo «per sentito dire» lo ha rimarcato l’avvocato Nicola Carratelli, difensore di Manna, in sede di controesame e, sul punto, il collaboratore non ha potuto far altro che convenire. Gli avvocati Luca Acciardi e Gaetano Bernaudo lo hanno impegnato in precisazioni, chiedendogli conto di alcune sbavature. Poco più di un’ora è stata sufficiente per esaurire la sua testimonianza. In coda all’udienza, una questione sollevata da Amelia Ferrari: il suo cliente, Massimo D’Ambrosio, ha ottenuto i domiciliari con il braccialetto elettronico. Il difensore ha chiesto di accelerare l’iter per consentirgli di lasciare il penitenziario di Ancona e recarsi a Paola, luogo di esecuzione da lui scelto per la misura cautelare.
Parla Colasuonno
E poi le dichiarazioni spontanee di Antonio Colasuonno. «Ho la sclerosi multipla, ma non sono fatto Tac né risonanze. L’ho chiesto un mese fa, ma non è cambiato nulla. Sono andato quattro volte in ospedale e non hanno voluto fare nulla. Sono stato in sciopero della fame e della sete. Ho il diabete, ho perso dodici chili in dodici giorni. La mia salute va sempre peggio, cosa devo fare?». La relazione della casa circondariale in cui è recluso è nota al giudice: «Dicono che possono gestire la situazione».
«Dicono sempre la stessa cosa» ha chiosato il difensore Chiara Penna. La questione sarà affrontata in altri tribunali. Infine il calendario: il 18 giugno arriverà il turno di altri due pentiti, Luciano Impieri e Adolfo Foggetti.
Processo “Reset”, rito ordinario: gli imputati
- Fabrizio Abate (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
- Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri)
- Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo” (difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Antonio Quintieri)
- Franco Abbruzzese detto “a Brezza” o “Il Cantante” (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
- Rosaria Abbruzzese (difesa dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
- Giovanni Aloise detto “mussu i ciuccio” (difeso dall’avvocato Gianpiero Calabese)
- Pierangelo Aloia (difeso dall’avvocato Giulio Tarsitano)
- Armando Antonucci detto il dottore (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
- Rosina Arno (difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Fiorella Bozzarello)
- Ariosto Artese (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgio Misasi)
- Rosario Aurello (difeso dall’avvocato Ferruccio Mariani)
- Danilo Bartucci (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
- Giuseppe Bartucci (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
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