Catanzaro-Cosenza, la pietra tombale sul fallimento di Eugenio Guarascio
Dopo mesi di contestazioni e promesse mai mantenute, l'umiliazione subita ieri nel derby mette un punto fermo alla storia del patron lametino da proprietario della società rossoblù
Gli olé a ogni tocco del pallone. La coreografia con i cartoncini e la scritta “Serie C”. L’urlo «Lupi, Lupi» a mo’ di presa in giro. Catanzaro-Cosenza è stata la peggior umiliazione mai subita dal dopoguerra a oggi dalla squadra rossoblù. Ma è anche la partita che certifica il fallimento di Eugenio Guarascio come presidente di via degli Stadi. Non che ci volesse molto, in effetti, ma magari dopo aver perso 4-0 la partita più importante dell’anno se ne sarà reso conto anche lui. O almeno questo è quello che sperano i tifosi.
Qualcosa che su queste colonne si legge da tempo immemore. Quando nel 2021 il Cosenza retrocesse in Serie C per poi venir riammesso, in tanti nascosero la polvere sotto il tappeto. Non i tifosi, non gli ultras, che hanno sempre avversato una gestione sportivamente irricevibile. Ma anche chi oggi pontifica in ruolo di pasdaran social, all’epoca sacrificò l’opposizione sull’altare della Serie B. Dall’altra parte c’era il Catanzaro del presidente Noto, che faticava a salire ma costruiva ogni anno un progetto tecnico invidiabile.
Catanzaro-Cosenza è la pietra tombale sulla storia di Eugenio Guarascio
Ieri si è visto tutto il divario fra i progetti tecnici di Catanzaro e Cosenza. Una partita umiliante sotto tutti i punti di vista alla quale Guarascio ha assistito dallo Sky Box del Ceravolo. La sua faccia, immortalata da DAZN, è quella di chi forse ha avuto un’epifania. La coreografia dei tifosi giallorossi che lo ritrae alla guida del carro funebre rossoblù con il quale si celebra l’ultimo saluto alla Serie B dei Lupi, magari, ha permesso al proprietario di Ecologia Oggi di capire cosa sia un’umiliazione. Oppure no.
Oppure non cambierà più nulla. Resterà la rabbia di tutti i tifosi, soprattutto coloro che hanno avuto la lucidità di comprendere in anticipo quello che sarebbe successo con Eugenio Guarascio rimasto alla guida. Non è una vittoria, non lo sarà mai. Dopo un 4-0 a Catanzaro, nessun cittadino di Cosenza può pensare di “aver vinto”. Rimane una grande amarezza, quella di Cassandra: di chi sapeva chiaramente che il progetto Guarascio avrebbe portato la squadra nuovamente in Serie C e non ha nascosto la polvere sotto il tappeto di una riammissione immeritata ormai quattro estati fa.