Il passato che ritorna. Nell’inchiesta sugli arresti a Cosenza, che ha fatto tremare la città dei bruzi e non solo, emergono nuove rivelazioni di Anna Palmieri, collaboratrice di giustizia, moglie di Celestino Abbruzzese, ex capo di un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Attività criminale provata nel processo “Job Center“.

Anna Palmieri dice di conoscere tanti segreti della Cosenza criminale, avendo vissuto per anni quegli ambienti. In uno dei verbali resi davanti ai magistrati della Dda di Catanzaro, la pentita cosentina rivela alcuni fatti, tutti da dimostrare, avvenuti a Cosenza. Da alcune rapine a un incendio commesso ai danni di un asilo nido per fare un presunto “favore” all’amico titolare.

Arresti a Cosenza, i verbali di Anna Palmieri

«Con riferimento ai danneggiamenti e incendi fatti dal mio gruppo, preciso che gli stessi avvennero nel 2013-2014, nei confronti di un benzinaio di via Popilia e di un asilo privato di via Popilia» dichiara Anna Palmieri. «Presso il benzinaio di via Reggio Calabria, abbiamo commesso una rapina a mano armata per rientrare di un debito creato da un nostro pusher, Giovanni Aloise, il quale aveva perso 3-4mila euro. A casa di Marco Paura noi dicemmo ad entrambi di andare a fare una rapina a questo benzinaio. Marco Paura doveva andarci perché era responsabile del pusher».

Secondo quanto riferito dalla collaboratrice di giustizia, Anna Palmieri, «noi li incaricammo della rapina e loro decisero dove andare: andarono dal benzinaio, armati di pistola: Aloise guidava e Paura scese con la pistola e si fece dare l’incasso: circa 500 euro».

Cosenza, l’incendio all’asilo privato

La pentita Anna Palmieri, poi, passa dalla rapina all’atto incendiario ai danni di un asilo privato. «Un giorno a mio marito il proprietario dell’asilo, propose un “lavoro”, poiché a 200 metri dal suo asilo», un’altra persona, precedentemente legata all’uomo, «aveva aperto un altro asilo privato e le sue iscrizioni erano diminuite».

«Per far pensare che non fosse un asilo sicuro ai genitori, con mio marito pensammo che la struttura poteva essere incendiata di notte, per cui andammo sempre a casa di Marco Paura, gli chiedemmo di indicarci due ragazzi dei nostri che potevano fare il lavoro». I soggetti menzionati da Anna Palmieri «andarono di notte e incendiarono la prima volta questo asilo senza fare grossi danni; a distanza di circa un mese o un mese e mezzo mio marito disse di nuovo a Paura che il lavoro andava fatto di nuovo e bene». E dunque, dopo aver commesso il delitto, «venimmo pagati 1.500 o 2.000 euro».

Successivamente, il titolare dell’asilo incendiato, sarebbe andato da Luigi Abbruzzese, fratello di “Micetto“, «e questi disse a mio marito che» il soggetto in questione «pagava a lui intorno a 1.500 o 2.000 euro all’anno, in sostanza pagava l’estorsione ai Banana. Mio marito gli rispose che lui non aveva incendiato a scopo estorsivo, bensì per un danneggiamento su commissione e che poteva continuare a pagare l’estorsione ai Banana».

I risvolti dopo il pentimento di Marco Paura

«A fine settembre 2016, dopo che si era pentito Marco Paura, mio cognato disse a mio marito che, a riscontro delle dichiarazioni di Paura, le forze dell’ordine avevano chiesto» al titolare dell’asilo nido incendiato, «di confermare se fosse vero che l’incendio lo aveva fatto fare mio marito, ma che lui, che sapeva bene che era stato realmente mio marito, lo aveva negato». Anna Palmieri conclude: «Per questo fatto non è mai stato aperto un procedimento nei nostri confronti, mentre della rapina ho visto che Paura ne aveva riferito in un verbale».