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La ‘ndrangheta aveva imposto nuove regole sul campo delle estorsioni. Veniva riscosse somme di denaro dopo il periodo di detenzione dei mafiosi di Cosenza. Lo dichiara in uno dei verbali resi alla Dda di Catanzaro il collaboratore di giustizia Francesco Greco. Il pentito riferisce di una circostanza avvenuta dopo il periodo trascorso in carcere da Roberto Porcaro, ex pentito, all’epoca dei fatti “reggente” del clan “Lanzino-Patitucci” di Cosenza.
«Voglio riferire ancora che nel 2017 allorquando Roberto Porcaro uscì dal carcere, lo stesso mi incaricò di andare a riscuotere da diverse persone “un contributo” a titolo personale per la sua pregressa detenzione; si trattava nella sostanza di una vera e propria richiesta estorsiva» ha detto Greco.
«Parlando con Alberto Superbo», esponente della cosca degli italiani, «durante la nostra comune detenzione» nelle carcere di Terni dopo gli arresti di “Reset“, «lì ho appreso di questa prassi per la quale taluni associati potevano beneficiare di tale contributo estorsivo per la detenzione sofferta, in aggiunta alle estorsioni normalmente svolte per le attività commerciali» ha aggiunto il pentito.
Greco dunque si sarebbe recato da un imprenditore a raccogliere 2500 euro, stessa cifra “presa” da un altro commerciante cosentino e infine da un parente dei Turboli «per la cifra di 500 o 1000 euro, nonché a sollecitare lo stesso pagamento nei confronti» di un meccanico «che poi corrispose la somma direttamente nelle mani di Roberto Porcaro».