Non ci sono soltanto ipotesi estorsive e traffico di droga nell’ultima inchiesta della Dda di Catanzaro. L’indagine condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza e dalle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro, sotto il coordinamento dei magistrati antimafia di Catanzaro, ha acceso i riflettori anche sulla presunta associazione mafiosa attiva a Cassano Ionio, riconducibile alla famiglia Abbruzzese. La storia giudiziaria parla del ruolo apicale assunto tra la fine degli anni novanta e l’inizio del 2000 da parte di Francesco Abbruzzese, alias “Dentuzzo”, indicato dai pm antimafia quale il capo della cosca degli “zingari” di Cassano Ionio. Ciò ha reso possibile poi la scalata al vertice del figlio Luigi, oggi accusato di essere il “reggente” della consorteria mafiosa più temuta in provincia di Cosenza.

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Nel corso delle indagini, il pm Alessandro Riello ha richiamato le dichiarazioni dei pentiti per far intendere al gip chi fosse Luigi Abbruzzese e che peso criminale avesse nel gruppo fino al giorno della cattura, avvenuta nel luglio del 2018 ad opera della Squadra Mobile di Cosenza. Già in un procedimento penale istruito nel 2013, il collaboratore di giustizia Ernesto Foggetti, da settembre 2014 in poi, aveva tratteggiato il profilo del giovane presunto boss in merito al traffico d’eroina che da Cassano veniva portata a Cosenza.

«Ho assistito a moltissime riunioni a Rose, a casa di Michele (Bruni, ndr) in cui si parlava delle forniture di eroina, ricordo anche della partecipazione di Luigi Abbruzzese, figlio di “Dentuzzo”, all’epoca aveva quindicenne. Ricordo della meraviglia suscitata da Luigi in Michele Bruni che lo considerava un bambino, ma Luigi partecipava a pieno titolo alle discussioni». Alle due riunioni, secondo quanto dichiarato da Ernesto Foggetti, avrebbero partecipato anche i due Nicola Abbruzzese. «Si parlava del prezzo che doveva essere praticato per l’eroina, infatti “Semiasse” e Luigi Abbruzzese asserivano che l’eroina costava loro 12-13 al grammo per cui doveva essere rivenduta a Cosenza almeno a 18 euro in modo che i cassanesi potessero godere di un guadagno di almeno 5 euro».

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Nel 2009 invece Ernesto Foggetti avrebbe assistito a un ulteriore incontro, a Timpone Rosso, in una casa popolare, nel corso del quale Luigi Abbruzzese avrebbe impartito un ordine a uno dei parenti, concernente la somma di 30mila euro che sarebbe servita a pagare una “partita” di eroina a Taranto. Cifra che l’altro Abbruzzese aveva ottenuto da una ingiusta detenzione.

Foggetti inoltre ha spiegato di aver avuto a che fare con Luigi Abbruzzese anche in un’altra circostanza, allorquando ebbe l’occasione di conoscere Filippo Solimando. Il referente degli “zingari” a Corigliano Calabro (oggi Corigliano Rossano) avrebbe consegnato, insieme a Luigi Abbruzzese, un fucile a pompa ad Ernesto Foggetti, «chiedendomi di custodirlo all’interno di una soffitta posta affianco la mia abitazione di via Popilia a Cosenza». «Questo fucile – ha aggiunto – a detta di Luigi e di Filippo, doveva servire per assassinare Maurizio Rango che era entrato in contrasto con Luigi Abbruzzese. Quest’arma mi è stata sequestrata dai carabinieri che hanno effettuato una perquisizione poco tempo dopo».