È ripreso il 10 marzo 2022 il processo denominato “Overture“, la maxi-inchiesta della Dda di Catanzaro, che si è sviluppata in due filoni investigativi: narcotraffico e associazione mafiosa. Nel primo caso il presunto gruppo criminale sarebbe stato diretto da Alfonsino Falbo, l’altro invece da Gianfranco Sganga.

Overture, in aula Celestino Abbruzzese (alias “Micetto”)

In aula, il presidente del collegio giudicante attendeva le deposizioni di Alberto Novello e Celestino Abbruzzese, alias “Micetto“, entrambi collaboratori di giustizia. Novello non si è presentato e la sua testimonianza è stata rinviata alla prossima udienza, mentre il pentito “fuoriuscito” dalla famiglia dei “Banana” di via Popilia, è stato esaminato per ore sia dalla pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Corrado Cubbellotti, che dal collegio difensivo.

Il blitz contro Celestino Abbruzzese scattò nel 2015

Celestino Abbruzzese, i cui fratelli Marco e Luigi il 9 marzo scorso sono stati assolti dal tribunale di Cosenza dall’accusa di aver partecipato all’uccisione di Luca Bruni, contestazione nata proprio dalle dichiarazioni rese alla Dda di Catanzaro da “Micetto”, ha risposto alle domande del pm, partendo dal suo excursus criminale. Celestino Abbruzzese infatti è stato condannato in via definitiva nel processo “Job Center“, operazione contro il narcotraffico nel centro storico di Cosenza, condotta dalla Squadra Mobile.

Il blitz contro Celestino Abbruzzese, Anna Palmieri, Marco Paura ed altre persone, scattò nel settembre del 2015, e da quel momento il capo dell’associazione fu rinchiuso in carcere, salvo andare ai domiciliari nelle fasi successive. Questo, quindi, si incastra con il processo “Overture“, relativamente all’accusa di narcotraffico, in quanto le contestazioni contro Falbo e soci partano dal 2016, periodo in cui il collaboratore di giustizia era in cella. In tal senso ha spiegato di aver incontrato solo una volta Alfonsino Falbo, nel 2015, chiedendogli una “partita” di hashish, ma il prezzo, secondo il suo punto di vista, era alto e lasciò perdere. Poi arrivò “Job Center“, e una volta uscito dalla casa circondariale in cui era ristretto, apprese “de relato” informazioni sul presunto gruppo dedito al traffico ingente di sostanze stupefacenti.

Overture, le contraddizioni e il secondo verbale che non si trova

Nel controesame – fatto principalmente dagli avvocati Antonio Ingrosso per la posizione di Alfonsino Falbo, Giovanni Cadavero per la posizione di Massimo Imbrogno, e Matteo Cristiani e Antonio Quintieri per la posizione di Riccardo Gaglianese – sono emerse alcune contraddizioni circa le dichiarazioni che Celestino Abbruzzese aveva fatto nel 2019 al pubblico ministero di Cosenza, Giuseppe Cozzolino, il quale mostrò un album contenente le fotografie di presunti appartenenti al gruppo di Falbo, ma il pentito non riconobbe nessuno, salvo poi correggersi in un secondo verbale che, per ammissione dello stesso pm di Catanzaro, non risulta agli atti del fascicolo.

Circa i rapporti con Imbrogno e la sua presunta collaborazione con Falbo, Celestino Abbruzzese non ha aggiunto dettagli diretti, stessa cosa dicasi per Gaglianese, che non ha saputo inquadrare per quale sodalizio spacciasse. Infine, l’avvocato Paolo Pisani ha chiesto a “Micetto” se dal momento in cui ha iniziato a collaborare con la giustizia, fino ad arrivare ai giorni nostri, abbia permesso alle forze dell’ordine di far rinvenire droga, ma la risposta è stata negativa. Nella prossima udienza, dunque, ci sarà l’interrogatorio di Alberto Novello.