Nel carcere di Paola, la Polizia penitenziaria ha condotto con successo un’operazione di sequestro di hashish e tre cellulari. Il pacchetto contenente il materiale è stato probabilmente lanciato dall’esterno, oltrepassando il muro perimetrale della struttura, un fatto che conferma le difficoltà di sicurezza che le autorità carcerarie affrontano quotidianamente. L’operazione, coordinata dagli ispettori e sovrintendenti del reparto, ha dimostrato ancora una volta l’efficienza della Polizia penitenziaria nonostante la carenza di mezzi e di personale, come sottolineato dal sindacato Sappe.

I segretari Salvatore Panaro e Gerardo Coscarella, in un comunicato del sindacato, hanno espresso il loro apprezzamento per il lavoro dei colleghi, dichiarando: «Ieri, il personale del Comando di Polizia penitenziaria in servizio presso il Reparto di Paola ha intercettato e sequestrato un significativo quantitativo di hashish e tre telefoni cellulari. Questo avvenimento sottolinea la determinazione nel contrastare l’introduzione di oggetti illegali all’interno della struttura, nonostante la carenza di risorse umane e materiali».

Inoltre, Panaro e Coscarella hanno evidenziato come questo sequestro rappresenti un segnale forte di legalità e sicurezza all’interno dell’istituto penitenziario. Il Sappe ha ribadito che, nel caso vengano individuati mandanti fra i detenuti, è necessario applicare punizioni esemplari, suggerendo anche il trasferimento fuori regione di coloro che hanno destabilizzato l’ordine e la disciplina interna.

Situazione nel carcere di Paola

Il carcere di Paola ospita attualmente 194 detenuti, un numero superiore rispetto alla capienza massima prevista di circa 180 posti. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha ricordato che «da maggio ad agosto 2024, all’interno della struttura si sono verificati molti eventi critici, inclusi 11 poliziotti feriti durante gli scontri e altre proteste dei detenuti».

Capece ha lanciato un nuovo appello alle istituzioni affinché si adottino misure urgenti per migliorare la sicurezza nelle carceri italiane. In particolare, ha richiesto di schermare gli istituti penitenziari per impedire l’uso dei cellulari, una delle principali fonti di comunicazione per attività illecite. “Non sappiamo più in che lingua dire che le carceri devono essere schermate per impedire l’utilizzo di telefoni cellulari,” ha sottolineato Capece.

L’uso illecito di cellulari nelle carceri costituisce un reato punibile con pene da uno a quattro anni di reclusione. Tuttavia, Capece ha espresso preoccupazione riguardo alla mancanza di strumenti adeguati per fronteggiare la situazione, sottolineando come l’adozione di droni per introdurre oggetti proibiti costituisca un ulteriore problema di sicurezza. Questo metodo viene utilizzato non solo per il traffico di stupefacenti, ma anche per introdurre oggetti tecnologici vietati.

La questione della droga in carcere

Il problema dell’ingresso di sostanze stupefacenti nelle carceri italiane rimane una delle sfide principali per le autorità. Capece ha dichiarato che quasi il 30% dei detenuti ha problemi legati alla tossicodipendenza. Ha sottolineato che, sebbene molti di loro siano incarcerati per reati comuni, la gestione di tossicodipendenti all’interno del sistema carcerario comporta notevoli difficoltà.

Secondo il segretario del Sappe, per affrontare efficacemente questo problema sarebbe necessario potenziare le attività di prevenzione e garantire che i tossicodipendenti ricevano le cure necessarie fuori dal carcere. L’utilizzo delle unità cinofile ha dimostrato di essere un efficace strumento di contrasto per impedire il traffico di stupefacenti nelle strutture carcerarie. Capece ha concluso ricordando che il fenomeno dei droni per l’introduzione di oggetti e sostanze illecite continua a crescere e che, dal 2015, il Sappe denuncia tali pratiche illecite.