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Un nuovo progetto di grande valore simbolico e sociale è stato avviato nelle carceri calabresi, con l’intento di piantare l’Olivo della Madonna all’interno delle mura penitenziarie. Questa iniziativa, fortemente voluta dall’Archeoclub di Vibo Valentia, mira a portare un messaggio di pace, speranza e rinascita in un contesto spesso segnato da dolore e isolamento.
Anna Rotella, vicepresidente dell’Archeoclub di Vibo Valentia, ha spiegato il cuore dell’iniziativa: «Il mio sogno è quello di lavorare con i detenuti delle carceri calabresi, e vorrei che fossero loro stessi a donare gli ulivi alle chiese, dopo aver seguito un corso di potatura, innesto e creazione di questa varietà. Una volta fatto questo, i detenuti diventeranno donatori».
Questo progetto non si limita solo alla coltivazione dell’olivo, ma offre ai detenuti un’opportunità di riabilitazione, insegnando loro nuove competenze pratiche e dando loro un ruolo attivo nella comunità.

Il simbolismo dell’olivo è centrale nel progetto: una pianta che richiede pazienza, cura e dedizione, concetti che riflettono il percorso di cambiamento e crescita personale. L’obiettivo è promuovere la riflessione e la crescita interiore tra i detenuti, utilizzando la cura dell’olivo come metafora della rinascita e del cambiamento possibile anche in condizioni difficili.
Don Michele Fortino, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, ha dichiarato: «Si è voluto dare un segno piantando questo ulivo nella casa circondariale. Sarà un segno di speranza, di pace, di rigenerazione, di vita e di purezza».
Il progetto, che mira a formare i detenuti affinché diventino custodi e donatori di questi simbolici ulivi, non solo porta un messaggio di rinascita, ma aiuta anche a migliorare il loro benessere psicologico. Prendersi cura di una pianta vivente, infatti, può alleviare il senso di alienazione spesso presente in contesti carcerari e rappresentare una vera opportunità di riconciliazione con sé stessi e con la vita futura.