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Una volta era l’autunno a scaldare gli animi tra i banchi. La stagionalità delle occupazioni, delle autogestioni, si concentrava tra ottobre e novembre, come il vino novello. Le motivazioni erano appese alle scelte del ministro di turno, la liturgia sempre la stessa: tam-tam fra istituti, striscioni comprati un tanto al metro tra gli scampoli di Margherita, collette per sigarette e spray dal Ferramenta, una settimana di scontri, i carabinieri che controllavano gli ingressi, i corsi di chitarra ed educazione sessuale che prendevano il posto delle lezioni di greco e Fisica. Poi, la fine, il rientro e amen.
Quest’anno è stato tutto diverso. Gli ultimi due anni sono stati diversi. Come una bottiglia di spumante agitata per troppo tempo, tutto è scoppiato all’improvviso e per motivi diversi: lo stato della scuola, la sicurezza, le decisioni dirigenziali, la manutenzione delle aule, infine lo scioccante caso di Castrolibero che non ha precedenti. Facciamo un passo indietro, anzi, facciamone un paio, tanto per dare un’occhiata dalla distanza, e vediamo cosa è accaduto (e sta accadendo) in questo lungo inverno caldo.

La prima rivolta
A premere il tasto rosso di Start è stato l’Istituto tecnico Industriale di Cosenza: l’Itis Monaco. Siamo al 18 gennaio. Due striscioni verticali vengono srotolati dal quarto piano della scuola che affaccia su via Giulia. I ragazzi chiedono mascherine gratuite, più corse per i mezzi pubblici e tamponi gratis. Intervengono i carabinieri e, dopo un giorno, le lezioni riprendono. Ma a dare continuità agli animi in rivolta ci pensano i ragazzi dello Scientifico “Scorza” che sbarrano la porta. Una parte della scuola è ospitata dal Pezzullo, per gli studenti le classi sono troppo piccole e ci sono problemi nei bagni. Il dirigente Trecroci, riporta tutto alla calma in poche ore: i lavori di manutenzione finiranno presto, spiega. La protesta si spegne.

Il Telesio occupa l’ex Convento
Dal centro storico di Cosenza, venti di guerra arrivano dall’ex convento della Canossiane, dove dal 9 gennaio sono stati spostati i liceali del Classico. I ragazzi vogliono tornare nella vecchia sede e chiedono al dirigente, Antonio Iaconianni, di essere ascoltati. La protesta si allarga e il dibattito finisce per toccare anche aspetti che riguardano la trasformazione della storica scuola cosentina da alcuni considerata più vicina a una griffe. Diventa virale la lettera di una studentessa che scrive sui social: « Da un paio di anni gli spazi della scuola sono stati ridimensionati: i corridoi sono più piccoli, sono stati eliminati i laboratori e in compenso sono state aggiunte le elementari e le medie, che non so fino a che punto possano essere considerate parte integrante della scuola pubblica poiché i bambini utilizzano le divise, vengono a scuola con dei pullman immensi (che occupano giornalmente parcheggi utili per professori e studenti) sui quali c’è scritto “#iovadoaltelesio” e pagano una quota mensile». Alunni e dirigente si confrontano e arrivano a un compromesso basato sulla turnazione fino a giugno. Poi, da settembre, con la realizzazione alle Canossiane di una mensa al servizio delle elementari e delle medie, tutto tornerà normale. I ragazzi rientrano a scuola.

Il caso di Udine
Molto lontano da Cosenza, il 21 gennaio, un ragazzo di appena 18 anni, Lorenzo Parelli, studente dell’Istituto salesiano Bearzi, sta finendo il turno nella sede di Lauzacco della Burimec. È nel reparto di carpenteria metallica quando una putrella si stacca e lo ferisce mortalmente alla testa. Lorenzo stava frequentando un progetto di PCTO – Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento – la vecchia Alternanza Scuola-Lavoro, e sognava un futuro nel mondo della meccanica. Per lui il futuro si è fermato quel giorno. La sua morte risveglia gli animi degli studenti di tutta Italia e anche Cosenza scende in piazza. Il 28 gennaio, a piazza Kennedy, un piccolo corteo si riunisce sventolando uno striscione per dire basta allo sfruttamento dei ragazzi da parte di aziende che reclutano personale tra gli studenti con la scusa di stage che si trasformano in lavori mai retribuiti.

Lo scandalo Majorana-Valentini
Il 3 febbraio scoppia uno scandalo che è destinato a far discutere ancora. Il 29 gennaio una ex studentessa del Liceo Scientifico di Castrolibero, crea una pagina Instagram: call.out.majorana e lancia una petizione su change.org. Non è la solita raccolta di foto di classe, è un’accusa, pesantissima che grava sulla scuola e su un professore di matematica in particolare. A lui vengono attribuiti comportamenti poco ortodossi, molestie, ai danni di diverse studentesse. Il caso inizia a gonfiarsi ed esplode con l’occupazione della scuola. I racconti delle ragazze mettono i brividi, si parla di richieste a sfondo sessuale, di atti di bullismo. In quella stessa scuola, mesi addietro, un ragazzi era stato pestato a sangue. I riflettori, anche dei media nazionali, si accendono su un tumulto che molti già chiamano il Mee Too in salsa cosentina. La dirigente, Iolanda Maletta, respinge tutte le accuse: nessuno mi ha mai segnalato nulla, si difende, ma spuntano diverse email che provano il contrario. L’11 febbraio, dopo che sul caso è intervenuto anche il ministro Bianchi che ha inviato tre suoi ispettori a parlare con ragazzi e dirigente, il docente viene formalmente indagato e la Procura apre un fascicolo. Intanto l’occupazione continua e la petizione su change.org ha sfondato il tetto delle 30mile firme.