venerdì,Marzo 29 2024

San Giovanni in Fiore, la ‘ndrangheta c’è: ecco la sentenza di primo grado

San Giovanni in Fiore è una cellula di ‘ndrangheta del “Locale di Belvedere Spinello”. Lo certifica la sentenza di primo grado, rito abbreviato, emessa ieri dal gup Distrettuale di Catanzaro nell’ambito del processo “Six Towns”, l’inchiesta della Dda di Catanzaro che, grazie alle indagini della polizia e dei carabinieri, era riuscita a sgominare la pericolosa

San Giovanni in Fiore, la ‘ndrangheta c’è: ecco la sentenza di primo grado

San Giovanni in Fiore è una cellula di ‘ndrangheta del “Locale di Belvedere Spinello”. Lo certifica la sentenza di primo grado, rito abbreviato, emessa ieri dal gup Distrettuale di Catanzaro nell’ambito del processo “Six Towns”, l’inchiesta della Dda di Catanzaro che, grazie alle indagini della polizia e dei carabinieri, era riuscita a sgominare la pericolosa cosca di Belvedere Spinello, facente capo a Carlo Oliverio e Agostino Marrazzo, e presente in Lombardia con l’attuale pentito Francesco Oliverio. 

Le accuse del pubblico ministero Domenico Guarascio partivano dall’associazione mafiosa, finalizzata a commettere reati fine, quali omicidi ed estorsioni, all’associazione dedita al narcotraffico. Ipotesi accusatorie quasi tutte confermate dal tribunale di Catanzaro, che ha riconosciuto l’esistenza della cosca di Belvedere Spinello e di conseguenza, infliggendo pene alte, anche in altri comuni interessati dalla presenza di gruppi che operavano per conto del clan.

LE INDAGINI. Il blitz delle forze dell’ordine scatta nei confronti di 36 persone e tra queste vi sono indagati residenti a San Giovanni in Fiore. L’associazione mafiosa contestata dalla Dda di Catanzaro è molto articolata. Ramificazioni della presunta cosca in Lombardia, e più precisamente a Rho, e in buona parte del Crotonese. Secondo i magistrati il centro di tutto è Belvedere Spinello, mentre le ‘ndrine distaccate sono Rocca di Neto, Caccuri, Castelsilano, Cerenzia e San Giovanni in Fiore e collegati tutti al “Crimine” di Cirò Marina.

Il presunto gruppo mafioso di San Giovanni in Fiore sarebbe costituito da Francesco Rocca, ritenuto il capo clan unitamente a Giovanni Spina Iaconis che, secondo le forze dell’ordine, avrebbe avuto un ruolo attivo nel controllo del territorio e nel traffico di stupefacenti. La città silana, a dire dei magistrati, deve dare conto a Francesco Oliverio, oggi collaboratore di giustizia e condannato pesantemente a 18 anni e 6 mesi di carcere per associazione mafiosa e omicidio. Giovanni Spadafora, Giovanni Madia sono referenti dell’allora capo clan di Rho e avrebbero avuto un ruolo nella gestione dello spaccio di droga, favorendo anche la latitanza di alcuni boss. Altri presunti sodali sarebbero stati Paolo Spina Iaconis e Ilario Spina Iaconis.

Tra le varie attività illecite contestate dagli inquirenti vi erano anche l’imposizione del servizio di security presso i locali pubblici, e quindi della movida sangiovannese, e nelle organizzazioni di eventi e feste.

A compiere, invece, le estorsioni, nonché partecipi del traffico di stupefacenti, sarebbero stati Saverio Gallo e Salvatore De Marco. Il primo imputato avrebbe avuto il compito di tenere i rapporti con la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, mentre il secondo sarebbe stato tra coloro che dava direttive e ordini per i servizi di security.

Ebbene, la sentenza di primo grado dimostra come San Giovanni in Fiore sia vittima del potere mafiosa e le presunte condotte illecite dei soggetti presenti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro sono state ritenute gravi dal collegio giudicante. Altri imputati coinvolti nell’inchiesta hanno deciso di farsi processare col rito ordinario, il cui processo si svolge presso il tribunale di Crotone.

LE CONDANNE DEI COSENTINI. Il gup distrettuale ha condannato a 10 anni Francesco Rocca, a 10 anni e 4 mesi Giovanni Spadafora, a 9 anni e 2 mesi Giovanni Madia, a 6 anni e 8 mesi Ilario Spina Iaconis, a 6 anni e 8 mesi Paolo Spina Iaconis, a 6 anni e 8 mesi Fabio Lopez, a 3 anni e 8 mesi Vittorio Spadafora (collaboratore di giustizia), a 9 anni Saverio Gallo, a 8 anni Salvatore De Marco.

Un altro cosentino presente nell’inchiesta è Valentino De Francesco, per il quale prima il Riesame di Catanzaro e poi la Cassazione, avevano escluso la partecipazione all’associazione dedita al narcotraffico. Motivazioni condivise anche dal giudice di primo grado che lo ha condannato a 2 anni di carcere per diversi episodi di spaccio di droga. De Francesco è difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Cesare Badolato.

LE ALTRE CONDANNE (E ASSOLUZIONI). Ergastolo per Agostino Marrazzo, 11 anni e 6 mesi a Saverio Bitonti, 10 anni a Giovanni Marrazzo, 8 anni a Sabatino Domenico Marrazzo, 6 anni e 8 mesi ad Antonio Guzzo, 8 anni e 10 mesi ad Antonio Blaconà, 2 anni e 4 mesi a Luigi Bitonti, 1 anno e 4 mesi ad Ignazio Bozzaotra, 7 anni a Pasquale Torromino, 1 anno e 4 mesi a Domenico Bitonti.

Sono stati assolti Antonio Serra, Mario Rizza, Roberto e Antonio Parise, Giovannino Mosca, Vincenzo Oliverio, Davide Iannice, Giovanni Di Certo e Luigi Buono.

Tra gli avvocati che compongono il collegio difensivo vi sono i penalisti Antonio Quintieri, Cesare Badolato, Giorgia Greco e Salvatore Staiano. (Antonio Alizzi)

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